Dopo più di sette secoli, ritornano in Molise i cavalieri templari

Lo scorso 10 ottobre, nella buona terra toscana, è sorto un cavaliere. L’ottantacinquenne di Lucito (CB), la signora Emanuelina Ianniruberto, dopo un periodo di postulantato, è stata investita con cerimonia ufficiale di investitura quale Dama dell’Ordo Supremus Militaris Templi Hierosolymitani (OSMTH) nella Commenda Mansio Templi Lucensis Sancti Petri di Lucca.

Ad accompagnarla, il nipote Alessandro Barbieri anch’esso cavaliere dell’ordine templare. Ad accoglierla nell’Ordine il Commendatario Cav. Gr. Uff. Amerigo De Cesari alla presenza del Gran Priore S.E. Cav. Gr. Cr. Giovanni Zipponi, il Delegato Magistrale Cav. Gran Croce Marco Pirillo.

Una tradizione, quella templare, che si perde nel mito dei cavalieri dal bianco mantello sormontato dalla croce rossa che si ergevano a baluardo della fede cristiana. Caduti in disgrazia dopo le accuse mosse contro di loro dall’allora re di Francia Filippo IV detto “il bello”, i Templari e il loro ordine furono definitivamente sospesi, dopo 5 anni di processi e persecuzioni, da Papa Clemente V nel 1312 con la bolla “Vox in excelso”. Ma l’Ordine, in realtà, non fu mai sciolto, sopravvivendo al tempo, alla storia e ai mutamenti del costume e del vivere civile.

Per i Templari di oggi il concetto di spade, di crociate e di terre sante da salvare ha un valore simbolico, ma mantiene intatto il suo valore ideale: significa combattere sempre in difesa del diritto calpestato e per il trionfo della verità, testimonianza di giustizia e fede. Il “templarismo”, spiega Alessandro Barbieri, è una catena di trasmissione, una nobile corrente di pensiero e di movimento.

Chiunque può divenire Cavaliere Templare oggi, purché il suo animo sia coerente con gli ideali dell’Ordine stesso. Anche la donna oggi veste il manto templare, come specchio di integrità, di elezione spirituale, compagna nella ricerca comune di un ideale profondo da far vivere nel mondo.

“Non Nobis Domine, Non Nobis, Sed Nomini Tuo Da Gloriam” (“Non a noi, o Signore, non a noi, ma al tuo nome dai gloria”).

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