“DIRITTO ALL’ALIMENTAZIONE E COOPERAZIONE ALLO SVILUPPO”. GIOVEDÌ CONVEGNO ALL’UNIMOL

Il numero complessivo delle persone che soffrono la fame nel mondo è sceso a 795 milioni; 216 milioni in meno rispetto al biennio 1990-92, secondo il rapporto annuale delle Nazioni Unite “Lo stato dell’insicurezza alimentare nel mondo 2015”, pubblicato dall’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura delle Nazioni Unite (FAO), dal Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD) e dal Programma alimentare mondiale (WFP).

Tale dato, apparentemente positivo, contrasta sia con la situazione attuale di crisi economica sia con il persistere dei prezzi alti dei prodotti alimentari. A simbolo di tutto ciò c’è l’Africa Sub-Sahariana la cui popolazione risulta essere la più sottonutrita del Pianeta.
L’agricoltura in Africa è ancora il settore trainante, fondamentale per la riduzione della povertà, dal momento che l’80% dei produttori è costituita da contadini. Si tratta generalmente di donne che non sono nemmeno proprietarie della terra che coltivano e che lavorano per la sussistenza, o quasi, e costituiscono la fascia più debole della popolazione.
L’Africa, sottolinea ancora il rapporto della FAO, avrebbe i prerequisiti necessari per sfamare oggi i suoi 800 milioni di abitanti e anche in futuro: abbondanza di suolo coltivabile non ancora sfruttato e risorse idriche che vengono utilizzate solo in minima parte per la produzione agricola. Il paradosso è che l’Africa con le sue potenzialità agricole è in questo momento tra i maggiori importatori di prodotti alimentari generando un forte squilibrio economico della bilancia commerciale.
Secondo le stime dell’International Food Policy Research Institute, dal 2006 ad oggi sarebbero stati resi disponibili per gli investitori stranieri, nei paesi in via di sviluppo, dai 15 ai 20 milioni di ettari di suolo coltivabile, un’estensione pari alla Francia, per un valore stimato annualmente tra i 20 e i 30 miliardi di dollari.
In Africa Orientale sono soprattutto le multinazionali e i governi asiatici (Cina in particolare) e mediorientali (Emirati Arabi) ad accaparrarsi i suoli agricoli migliori. Il land grabbing (l’appropriazione di terreni agricoli), in Africa, va ad incidere su equilibri delicatissimi, come l’uso delle sempre più scarse fonti d’acqua, sui tracciati delle rotte di transumanza del bestiame, sui diritti di pascolo, sui diritti di usufrutto tradizionale dei diversi gruppi etnici che convivono in territori sempre più impoveriti; va ad alterare gli assetti di per sé già precari e che hanno generato gran parte dei conflitti minandone la stabilità e lo sviluppo di molti dei paesi del continente africano.
Perché è necessario dunque migliorare l’agricoltura in Africa e quale agricoltura? Perché un continente così ricco di terra è così povero? Ma chi investe in suoli agricoli in Africa e perché? Queste le domande a cui si tenterà di dare risposta anche nell’ambito della scelta del 2015 quale Anno Europeo del Sviluppo.
Una giornata di riflessione UniMol sul tema del diritto all’alimentazione e sull’effettivo rispetto di tale diritto nel contesto internazionale, ma anche di discussione approfondita sulla competizione per lo sfruttamento delle risorse in Africa, in particolare, della terra; verranno illustrate, infatti, alcune proposte di intervento di cooperazione mirate all’agricoltura sostenibile, alla conservazione e distribuzione delle derrate alimentari e al sostegno delle produzioni agricole familiari ecosostenibili (family farming).

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