Coordinamento Termoli non Discrimina: senza tetto alla stazione. Paradosso termolese: case pronte ma non abitabili

Qualche sera fa, pioggia e vento freddi, siamo stati nell’atrio d’ingresso della stazione di Termoli per parlare con i senza tetto che trascorrono lì la notte: cinque uomini adulti preparavano giornali, sacchi a pelo, giubbotti e coperte. Non abbiamo portato con noi pasti caldi o indumenti: eravamo lì per capire ed ascoltare. Non sapevamo come saremmo stati accolti, ma pian piano alcuni di loro hanno cominciato ad aprirsi. Ci hanno raccontato pezzi preziosi delle loro storie: fallimenti, rabbie, frustrazioni, desideri. Dormono spesso in stazione, perché soprattutto in inverno avere un tetto sopra la testa dove passare la notte può salvarti la vita. Alcuni di loro hanno denunciato in particolare questo aspetto della loro condizione: la mancanza di una casa. Ci hanno detto che i requisiti per avere accesso al dormitorio di Termoli sono abbastanza restrittivi: ci si può accedere solo su invio dei servizi sociali del comune; entro le otto di sera bisogna tassativamente entrare, alle sette di mattina uscire. Non si può restare in dormitorio per un periodo di tempo troppo prolungato: ogni tre settimane bisogna starne fuori per dieci giorni e solo trascorsi questi vi si può accedere nuovamente per un periodo di tre settimane. Il tutto per un totale di sei volte all’anno, il che vuole dire, più o meno, per un periodo non superiore ai sei mesi l’anno. Aggiungiamo a tutto ciò che il dormitorio è riservato a soli uomini. Ci hanno confermato che molte persone sono in attesa di una casa popolare: oltre al fatto che l’offerta di alloggi popolari non soddisfa il bisogno reale, a Termoli persiste un altro paradosso: alcune case popolari sono belle e pronte, ma non abitabili poiché i problemi del depuratore impediscono di procedere con l’allaccio dell’acqua. Dunque non solo un danno d’immagine e potenzialmente alla salute pubblica, quello del depuratore, ma pure un problema sociale. Questa chiacchierata ci ha confermato che il problema del disagio abitativo è molto sentito. Siamo andati a verificare con i dati.

(approfondimento  – BREVE SCHEDA DEL DISAGIO ABITATIVO IN MOLISE-)
Anche i recenti dati Istat sulle condizioni di vita in Italia sono allarmanti: si parla di 18,1 milioni di persone a rischio povertà e di redditi che aumentano sono per la parte già benestante della popolazione. Le storie che abbiamo ascoltato alla stazione di Termoli sono un pezzetto di questo dramma, sono storie di grave disagio materiale, in molti casi accompagnato da povertà di molti altri generi. Quando parliamo di macelleria sociale ai danni delle classi più povere parliamo di questo: di vite distrutte dalla distribuzione ingiusta ed ineguale delle ricchezze. Siamo convinti che quella che abbiamo conosciuto in stazione è solo la punta dell’iceberg di tante storie di marginalità presenti a Termoli. È all’interno di questo corpo sociale colpito dalla crisi, frammentato e precarizzato dall’attacco al mondo del lavoro, reso suddito, impotente e rancoroso che riprendono piede i fascismi. La nostra chiacchierata in stazione ci ha restituito, infatti, una fotografia sconcertante anche da questo punto di vista: i senza tetto che abbiamo incontrato avevano un nemico chiaro contro il quale sfogare la propria rabbia e la propria frustrazione: “il nero a cui lo stato dà la casa mentre noi italiani stiamo qua in stazione a morire di freddo!” Il cerchio si chiude, il capolavoro creato dalle politiche liberiste si materializza: poveri contro poveri, mentre i ricchi continuano ad arricchirsi e i governanti ad esercitare indisturbati il proprio potere. È da questa situazione, concreta e disastrosa, che acquista legittimità il discorso populista e xenofobo: è riprendendo ad affrontare queste problematiche così come si declinano nei nostri territori che si può e si deve interrompere questa spirale infernale.
La condizione dei senza tetto incontrati a Termoli, dei tantissimi giovani disoccupati e costretti ad emigrare, delle famiglie che arrivano alla fine del mese tra innumerevoli difficoltà non è determinata da chi scappa da situazioni di povertà ancora più gravose, da conflitti, guerre, carestie, disastri ambientali e persecuzioni. È determinata da chi persegue scientificamente politiche antisociali: precarizzazione del lavoro, aziendalizzazione della scuola, devastazione e saccheggio dei territori, respingimenti, muri e frontiere contro i migranti, gestione emergenziale dell’accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati, privatizzazione della sanità, distribuzione verso l’alto della ricchezza sociale attraverso la trappola del debito. Le conseguenze di tali politiche le scontiamo tutti, italiani e stranieri. Il discorso di odio delle nuove destre emergenti è pertanto limitato e riduttivo: sono forze che non colgono le radici dei problemi sociali. Promuovendo le loro campagne xenofobe e limitative dei diritti degli stranieri, individuando nell’altro non uniformato il capro espiatorio di ogni problematica sociale i neofascisti dimostrano apertamente la loro malafede e la funzione storica dei gruppi a cui appartengono: quella di servi frustrati, ignoranti e violenti, paladini dell’ordine costituito in corsa per il potere, pericolosi per il vivere associato delle nostre comunità.

Nessuno si libera da solo, nessuno libera nessuno, ci si libera insieme in solidarietà
Paulo Freire

Nel corso del 2016 sono stati eseguiti in Molise 11 sfratti in più rispetto al 2015, 135 rispetto ai 124 del 2015. Un trend in aumento, anche se calano i provvedimenti di sfratto emessi (da 145 nel 2015 a 107 nel 2016) e le richieste di esecuzione (da 784 nel 2015 a 748 nel 2016): questo significa che in Molise nel corso del 2016 è stata sfrattata di casa (la causa principale la morosità) una famiglia ogni 378 residenti, il dato più alto dal 2005 ad oggi.
Crediamo che per arginare tale fenomeno non sia sufficiente emanare periodicamente dei bandi che erogano contributi economici a famiglie sfrattate per morosità: certo questa misura è importante, ma rappresenta solo un palliativo rispetto alla ferita aperta dalla crisi economica. Sarebbe necessario, invece, pensare ad interventi strutturali:
Nell’immediato: assegnare le case agli aventi diritto, dichiarare lo stop ad ogni sfratto per morosità e rivedere le modalità di accesso al dormitorio di Termoli, rendendole più aperte ed accessibili;
Prevedere piani di riqualificazione di edifici pubblici abbandonati in funzione sociale (altro che tunnel ed altre speculazioni edilizie) che attraverso il coinvolgimento diretto di chi è rimasto senza casa possano rappresentare dei validi esperimenti per la riattivazione della persona e per la soluzione del problema casa. Per far questo non serve cementificare ancora la città, costruendo altre centinaia di appartamenti per l’housing sociale come deliberato in consiglio comunale.
Coordinamento Termoli non discrimina

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