Celebrati di dieci anni del monastero carmelitano di Faifoli (CB)

Sono diverse le celebrazioni in atto, per ricordare i dieci anni di nascita del Monastero di Faifoli, in agro di Montagano, con la presenza delle Monache Carmelitane di antica osservanza. Giovedì 21 novembre, festa della presentazione al tempio di Maria santissima, si è recato in festa anche il Vescovo, padre GianCarlo Bregantini, per gioire con la comunità, vero dono del Signore.


E’ ancora piccola, ma tenace e coraggiosa questa comunità: tre Suore, Teresa, Maria e Eliana. Ma proprio in questi ultimi mesi, lungo quest’anno, dopo maturo discernimento, è entrata una ragazza, che ha fatto il suo cammino di postulante ed ora è novizia. Con la gioia sul volto. Con la bellezza di vedere che questa pianticella monastica sta tenacemente crescendo.


Erano sbucate, quasi incredule, nel settembre di dieci anni fa, provenendo dalla Toscana, uscite da un monastero per motivi di ulteriore radicalità evangelica, per crescere così sulle nostre colline molisane.


La scelta del sito di Faifoli non fu a caso. Altri siti erano stati scartati, per diversi motivi. Quella collina invece apparve subito come la più idonea, non solo per il magnifico panorama sottostante, ma soprattutto perché quel luogo era stato santificato per secoli dalla presenza di una antichissimo monastero di Benedettini. Inoltre, proprio su quel poggio era cresciuta e maturata la vocazione eremitica di san Pietro Celestino, nato poco distante da quel luogo. Infatti, Pietro Celestino, a 20 anni, nel 1229, entrava come novizio.

Bellissima coincidenza: una santità lontana per una vocazione presente. Un fascino antico per una gioia attuale. Poi, la sua ricerca di perfezione eremitica aveva portato san Pietro in altre terre abruzzesi, ma vi era poi tornato nel 1264, per riformare quel monastero, che viveva tensioni interne e fatiche comunitarie. Con frutto. Tanto che quella chiesa, di un gotico purissimo nella sua facciata, rimane come il segno di quella riforma. Poi fatta crescita. Ora il monastero, per i vari terremoti, è caduto. Ma quella chiesa si è consolidata ed abbellita, anche per la cura storica del nobile ed intelligente vescovo Ursini, poi papa Benedetto XIII, che vi ha posto lapidi eloquenti per la purezza delle scritte.


In quella chiesa, all’inizio, si recavano ogni mattina, le tre suore. In un angolo, riservate, ma presenti. Cariche di sogni, per quella casa rurale dove all’inizio si erano sistemate. Una casa poi fatta lentamente un vero monastero, con mille adattamenti, faticosi sul piano burocratico ma ben condotti, come sanno fare, con certosina pazienza le suore. Spesso le ho paragonate a delle api, silenziose ma trasformanti. La gente sa dove trovarle. Sa che sono un luogo di consolazione intima, decisiva, specie dopo un lutto atroce, come la perita di un figlio. Qui, le parole della Priora, il canto delle consorelle, gli accurati lavoretti, gli indovinati dipinti su casule e paramenti nuovi…tutto contribuisce a restituire pace e speranza. I frutti sono notevoli. Il monastero cresce, si allarga la cappellina ormai piccola, fiorisce il luogo, il paese si consapevolizza del dono ricevuto. Fino alla gioia di una novizia, Antonella, cresciuta tra Gambatesa e Tufara.


La data di questo iniziale momento di festa è dovuta alla memoria della presentazione al tempio di Maria. In quella festa, infatti, la Chiesa intravede una formazione speciale che la Vergine Maria ha avuto in Gerusalemme, nella sua giovinezza, per essere ancor più la dimora dell’Altissimo. Cioè, per essere una donna ben preparata, tenace come le querce di Faifoli, dove ora le nostre suore sono speranza e consolazione per l’intera diocesi, che le segue con cura e con loro prega, specie nelle celebrazioni quotidiane, assicurate fedelmente dai nostri preti, a cui si aggiunge ogni giovedì lo stesso vescovo, sigillo di condivisione, che ieri si è fatto grazie ufficiale di un territorio fiorito.

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