Anpi: partita la campaAnpi: partita la campagna referendaria per il NOgna referendaria per il NO

Il responsabile nazionale della Fondazione Giuseppe Di Vittorio, Andrea Gianfagna, nel suo intervento alla manifestazione di apertura della campagna referendaria per il NO alle modifiche costituzionali, ha dato lettura del documento approvato dal Direttivo Nazionale della CGIL con cui la Confederazione prende posizione sullo stesso Referendum esprimendo dissenso, riserve, perplessità e preoccupazione in caso di approvazione dei cambiamenti effettuati con troppa approssimazione e a colpi di fiducia posta dal Governo.
Per la Presidenza dell’ANPI Nazionale, Carlo Ghezzi, ha ricordato che Alcide De Gasperi durante i lavori dell’Assemblea Costituente nel 1946-47 intervenne in una sola occasione nel confronto sulla Costituzione soffermandosi sull’art. 7, ma lo fece scendendo dai banchi del Governo che presiedeva e andando a parlare dal suo banco di parlamentare semplice.
Carlo Ghezzi ha respinto i gratuiti attacchi del Ministro Boschi e di altri esponenti del Governo e della Maggioranza, portati all’ANPI con metodi spicci e irrisione, ricordando che dopo la Seconda Guerra Mondiale gli Alleati imposero la Costituzione sia ai giapponesi che ai tedeschi, lasciando agli italiani la possibilità di predisporla per via degli scioperi del 1943-45 che coinvolsero un milione di lavoratori, che rischiando la vita, si batterono contro i nazifascisti e per via della Guerra di Liberazione e della Resistenza Partigiana che ci aiutò a diventare nazionale co-belligerante al fianco delle potenze vincitrici.
Negli interventi del Segretario Generale della CGIL, Sandro Del Fattore, e dell’Avv. Gianlivio Fasciano, esperto di diritto del lavoro, sono state ribadite le ragioni a sostegno della proposta di legge di iniziativa popolare sulla Carta Universale dei Diritti dei Lavoratori e delle Lavoratrici, per abrogare il Jobs Act e parti della controriforma della scuola.
La questione sociale merita massima attenzione per evitare lo smantellamento del sistema di tutele conquistato con la Costituzione dal 1948 e con una serie di leggi dello Stato sui diritti del lavoro, sulla sanità pubblica, sulla previdenza e sull’istruzione.
Nel corso della manifestazione è stata espressa solidarietà ai lavoratori francesi impegnati nella tutela dei loro diritti contro il Jobs Act, ed è stata rimarcata la distanza tra le posizioni del Governo ed i problemi che stanno a cuore ai cittadini. Secondo uno studio recente, solo il 4% degli italiani segue il confronto sulle riforme, nel mentre il 53% della popolazione pone al primo posto le problematiche sociali a partire dal lavoro, dalla sanità e dalle pensioni.
Il tentativo del Governo di spostare il tiro sull’antipolitica, con slogan populisti contro i costi della democrazia, nascondono in realtà le difficoltà ad affrontare e risolvere i problemi veri dei cittadini, nel mentre è chiaro a tutti che il vero obiettivo per contenere la spesa pubblica non sono i 79 milioni di costo dei Senatori su 540 milioni complessivi o dei pochi spiccioli che costavano gli Amministratori delle Province, bensì il taglio per miliardi di euro alla spesa sanitaria, alla spesa pensionistica e ai servizi pubblici.
Dietro l’antipolitica usata a mani basse con grande irresponsabilità dal Governo, c’è la volontà di colpire i diritti dei lavoratori e dei ceti sociali meno abbienti per costringere le persone a rinunciare alle cure essenziali per via dei costi proibitivi e a lavorare fino a poco meno di 70 anni.
Questa è la posta in gioco e non gli slogan qualunquisti e demagogici della maggioranza parlamentare di Renzi, Alfano, Galletti e Verdini.

Commenti Facebook