Zuccherificio, fallimento pilotato. La cosa peggiore, è aver fatto passare il messaggio che tutto questo era necessario

Era il 1969, quando l’On. Giacomo Sedati, sottosegretario all’agricoltura, incontrò l’imprenditore bolognese Bonfiglio Tesi, esperto saccarifero con varie industrie nella zona. Tesi aveva visitato la zona del meridione, in particolare quella del Fortore, e aveva chiesto un incontro con il sottosegretario per esporgli una sua idea, costruire uno zuccherificio in quella zona.

Ma l’intelligenza di Sedati, invece, lo portò a visitare la zona del Biferno mostrandogli la zona pianeggiante di Larino e tante altre zone del Mezzogiorno. All’incontro al Ministero, lo convinse a scegliere la zona di Contrada di Pantano Basso. Così iniziarono i lavori e nell’agosto del 1970 si fece una piccola campagna. All’inaugurazione ci furono grandi personaggi della politica, sia regionale che nazionale, tra cui il senatore Fanfani, il Min. Tanassi etc. Nasce in Molise la prima fabbrica per lo sviluppo del Mezzogiorno.

Era una S.p.a., al 48% privata e al 52% pubblica. Quindi una partecipata a tutti gli effetti con maggioranza regionale. Passano gli anni, la produzione di zucchero raffinato è spinta dalla richiesta costante del colosso Coca Cola. Negli anni 90, con ampliamento degli impianti in automatico, si arrivò a lavorare 9 milioni di quintali di bietole, con una produzione di zucchero raffinato di circa 850mila quintali.

Nel 2008, però, il Commissario all’Agricoltura Europea, la danese Mariann Fischer Boel, decise di riformare il settore della bieticoltura. A pagare maggiormente gli effetti di questa riforma fu l’Italia, grazie ai nostri rappresentanti politici che mostrarono di non avere gli attributi per evitare questo scempio. Il Ministro competente, all’epoca, era Luca Zaia. Grazie alla riforma voluta dal commissario Fischer Boel, furono chiusi ben 13 zuccherifici, tra cui quello del Molise.

A livello privato non c’era più Bonfiglio, deceduto, ma il figlio Luigi, che non aveva la stoffa del padre, infatti, come ci fu la riforma, abbandonò il campo, ma con 40 milioni di euro di debiti. Lo stabilimento restò in piedi perché avevamo un governatore di vecchio stampo, Michele Iorio, con la testa dura, che decise di andare avanti. Ricordiamo ancora quelle parole pronunciate sopra un rimorchio quando disse ai bieticoltori: “Andate a seminare, la responsabilità è mia”.

Ma l’errore più grande, commesso dall’ex governatore del Molise, fu quello di affidare lo stabilimento nelle mani di Perna, e fu un disastro. Nel 2013 la guida della Regione passò nelle mani di un altro governatore e nuova giunta. La storia recente la conosciamo tutti, gli amministratori delegati, gente guidata dalla Regione, ha portato lo Zuccherificio, ad un fallimento pilotato. Tutti gli sforzi compiuti, dall’allora ministro Sedati, per mettere in piedi l’azienda saccarifera molisana, sono stati mandati all’aria dalla politica attuale. Ma la cosa peggiore, è aver fatto passare il messaggio che tutto questo era necessario.

Comitato ex lavoratori Zuccherificio

Commenti Facebook