Regione/ Elezioni, una poltrona per…tre

‘Il futuro è donna’: lo slogan prende sostanza un po’ ovunque e lo useremo non per assuefazione, essendo convinti che già il presente abbia una chiara e giusta connotazione femminile, ma per introdurre un argomento che alle stesse donne in politica non è sempre gradito: le quote rosa. Sembra essere diventata una fissazione dei partiti italiani e ora anche dei referenti molisani; il fatto è che con la candidatura femminile iniziano sempre i discorsi degli esponenti politici, probabilmente perché le donne purtroppo ed inspiegabilmente ancora sono lontane nei numeri soprattutto dai vertici delle istituzioni politico-amministrative, locali e nazionali, con delle nobili ed importanti eccezioni. Poi però non sempre si concretizza la parola con l’azione, nello specifico la decisione per l’elezione e quasi sempre sono gli uomini a comparire nella griglia delle candidature di vertice. Detto questo giustamente le donne stesse rifiutano l’ipotesi di ‘quota rosa’, chiedendo la candidatura per merito e non per ‘percentuale’; e le ipotesi che faremo di seguito confermano pienamente le capacità e professionalità delle donne che saranno nominate.

Detto questo ripetiamo in premessa quello già scritto mesi addietro. Continua a circolare, a dispetto delle smentite, il nome della segretaria generale della Uil Molise, Tecla Boccardo, che sarebbe particolarmente ben vista dalla coalizione di centro destra come possibile candidata alla presidenza della Giunta regionale del Molise per le prossime elezioni amministrative. La sindacalista avrebbe fatto chiaramente capire di non avere intenzione di accettare paternità politica e di poter valutare solo ipotesi che prevedano un ampio consenso all’interno della società civile; ha aggiunto però di essere al momento fin troppo impegnata nell’attività sindacale per ‘distrarsi’ con altri discorsi, compresi quelli politici.

Rimanendo nel centro destra c’è da capire quale sarà il futuro di Annaelsa Tartaglione, L’ipotesi per la Giunta regionale è circolata finora in maniera velata e meno frequentemente rispetto a quella ipotetica di un nuovo mandato parlamentare; essendoci tutto il tempo per decidere non avrebbe dato peso ai ‘si dice’ sulla sua eventuale candidatura. Nel mentre si mantiene molto attiva sulla comunicazione social, con continui e precisi report sull’attività sia in Commissione che in aula.

Nella stessa coalizione di recente si è sentita nominare anche Filomena Calenda, che con l’Udc ha avuto un buon risultato alle ultime comunali d’Isernia, pur nell’aggregazione partitica perdente; ha raccolto la gran parte dei voti di preferenza del partito ed è tra le ‘papabili’ nei discorsi regionali, sia nella fase delle trattative che di eventuale candidatura per lo scranno più importante a Palazzo Vitale.

Anche nel centro sinistra si discute sull’ipotesi di una presidentessa. E’ noto che da tempo ambisce alla ‘nomination’ la consigliera regionale Micaela Fanelli; a sinistra nell’ambiente partitico tanti altri nomi femminili non ci sono e dopo un iniziale turbinìo di esponenti della ‘società civile’ il discorso si è arenato. La Fanelli ha subito rivendicato la necessità di una coalizione che comprenda anche il Movimento Cinque Stelle e in questo si è distinta dal maggiore ‘competitor’ interno al PD per la corsa alle prossime regionali, Vittorino Facciolla, che invece sarebbe orientato verso un’aggregazione con una componente centrista più ampia e forte rispetto ai dialoghi a due tra i partiti. La voglia di quote rosa potrebbe far prevalere l’ex-sindaca di Riccia; ma i giochi della politica sono ancora tutti da fare. Non pervenuta l’ipotesi di un governatore (o in questo caso governatrice) pentastellato; si è fatto avanti finora solo Andrea Greco, che essendo uomo non giova al discorso che stiamo facendo oggi.

‘Last but not least’: abbiamo tenuto per ultimo il nome di Aida Romagnuolo, che certamente ha pari dignità e uguali requisiti delle altre per essere della partita come presidentessa; ma la consigliera regionale in passato ha avuto delle posizioni ‘distintive’ su tante questioni importanti rispetto agli altri esponenti partitici. Va detto che questo non necessariamente deve essere considerato un limite, anzi può essere identificato come segnale d’indipendenza; ma l’indipendenza, in una logica di coalizione, poi si paga quasi sempre e quando si tratta di aggregare i discorsi vanno inevitabilmente a ritroso nel tempo. Comunque non è detto, il tempo è ancora tanto per decidere e le posizioni cambieranno, come forse anche i nomi delle ‘papabili’ candidate. Seguiremo gli sviluppi con la solita attenzione.

Stefano Manocchio

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