Politica/ Molisannio, Molidaunia o Moli…che?

E’ una discussione che si ripete ciclicamente, da anni o anzi qualche decennio, ma che poi non porta a modifiche o risultati concreti. Le proposte di razionalizzazione dei costi della pubblica amministrazione vengono sempre seguite da quelle di accorpamenti territoriali; e finora il Molise è stato sempre uno dei territori maggiormente nominati in tale logica, fatto peraltro giustificato viste le ridotte dimensioni e la scarsa urbanizzazione. Personalmente ho sempre sostenuto, quasi in solitario, che la nostra regione in chiave futura non avrebbe più avuto la capacità di autogestirsi e anche di mantenere i confini geografici; i miei primi articoli sull’argomento risalgono alla notte dei tempi e da allora ho sempre ricevuto strali e critiche a vario titolo, soprattutto dai politici, che continuano a non capire che sarà meglio far decidere a noi con chi andare prima che ci venga imposto. Detto questo non tutte le ipotesi sulla creazione di regioni più ampie hanno, secondo me, pari dignità e alcune sono decisamente da scongiurare. Credo che sia difficile da digerire, ad esempio, la cosiddetta ‘proposta Morassut’ dal nome del deputato promotore che, insieme ad altri, vorrebbe un riassetto del territorio nazionale su dodici sole regioni; in questo caso il Molise di fatto sparirebbe per il cosiddetto ‘effetto spezzatino’ annettendo i territori alle aree geografiche limitrofe (Abruzzo, Puglia e Campania) a seconda della distanza territoriale. E’, secondo me, la peggiore ipotesi possibile per la nostra regione.

C’è poi quella datata della Fondazione Agnelli, che propose la macro regione Marche-Abruzzo e Molise: è già migliore della prima, ma obiettivamente superabile con aggregazioni meno ampie, perché ipotizzare un territorio che confini a Nord con l’Emilia Romagna e a Sud con la Puglia mi sembra esagerato per la distanza tra i due punti. Infine l’ipotesi di ‘tornare’ con l’Abruzzo che personalmente ho sempre ritenuto la migliore per affinità culturali, di tradizioni e dialetti e perché in sostanza da lì venivamo e sarebbe giusto tornarci, se dovesse essere confermata la difficoltà futura a mantenere l’autonomia regionale.

Donato Toma

Questo lungo excursus era dovuto, visto che l’argomento è dibattuto praticamente da sempre e serve come premessa al fatto del giorno, che poi del giorno non è trattandosi di una ‘replica’ di posizioni già espresse. Il sindaco di Benevento ed ex-ministro, Clemente Mastella, ha rieditato la sua proposta di costituzione del ‘Molisannio’, idea che lo stesso ha già maturato più volte nel tempo, ma senza seguito particolare dalle nostre parti, almeno finora. La novità è che questa volta l’ipotesi sarebbe frutto di una proposta congiunta con il presidente della Regione Molise, Donato Toma; quest’ultimo non sappiamo se spinto da verifica degli umori popolari, da ascolto degli amministratori locali o da sua semplice iniziativa politica. Il politico campano ha precisato per l’ennesima volta che il capoluogo di regione sarebbe Campobasso; forse per una scelta di comodità, visto che cambiare lo ‘status’ di un capoluogo è piuttosto difficile e ancora peggio ridimensionarlo. Resta da capire come la prenderanno i beneventani, quando andrà a dirglielo, visto che Benevento è più grande, ricca e anche importante di Campobasso…ed ha anche la squadra di calcio in serie B.

Abbiamo detto delle fredde reazioni in Molise alla proposta nel passato; ma qualcuno a suo tempo si espose. L’attuale assessore regionale Vincenzo Niro, che di Mastella è stato e supponiamo sia ancora buon amico, oltre ad averne condiviso la posizione partitica per alcuni anni, nel 2016 si mostrò favorevole all’idea, ricordando anche alcuni eventi a tema (ad esempio, nel 2013, il convegno “Cinema e identità culturale: un progetto per il Molisannio”, organizzato a Bagnoli del Trigno in collaborazione con la Molise Film Commission e ancora prima un evento pubblico del loro partito).

“Ho sempre guardato con favore ad un progetto che mirasse ad unire territori che condividono linguaggio, tradizioni, cultura, condizioni sociali ed economiche e che, pertanto, possono aprirsi ad un confronto sereno e ad una collaborazione fondata su proposte condivise – disse allora Niro- poiché tutti partono da posizioni socio-economiche e culturali sostanzialmente paritetiche. Per questa ragione ho sempre detto e continuo a sostenere che una possibile costituzione di una nuova regione, in questa parte del territorio nazionale, deve mirare all’unione del Molise con i territori del Sannio campano e con quelli della Daunia, per questi ultimi più volte si è parlato infatti di Molidaunia, in relazione al Molisannio; territori nei quali, peraltro, molti amministratori, con i quali ho avuto modo di confrontarmi costantemente, hanno già prodotto dichiarazioni ed atti di indirizzo, condividendo il comune sentire dei propri concittadini, per il distacco dalle proprie regioni di appartenenza e per unirsi al Molise…sarebbe forse il caso di pensare ad una possibile unione che leghi anche il territorio abruzzese a quello ipotizzato con Molise, Sannio campano e Daunia”.

L’anno prima l’ex-presidente della Provincia di Campobasso, Rosario De Matteis, parlò di ipotesi aggregative, da un angolo visuale simile.

A proposito dell’iniziativa posta in essere dal Consiglio comunale di Foggia per discutere della unificazione delle due province limitrofe, nel 2015 dichiarò: “Non può che farmi piacere sia un’idea di Moldaunia che quella di Molisannio, non per una utilità politica, ma per concretizzare un percorso che vede insieme queste realtà, da secoli di storia, usi, costumi, tradizioni e problematiche territoriali. Auspico, dunque, con piacere ed interesse un percorso referendario che potrebbe portare sicuramente ad un incremento sia di demografia che di territorio”.

Il politico di San Giuliano sciorinò anche qualche dato: ”…di questa nuova area geografica, che, con una superficie di oltre 10 mila km ed una popolazione residente di oltre 1 milione di abitanti, allontanerebbe tante ombre e strane proposte di legge di qualche parlamentare”. Che poi Molisannio e Molidaunia insieme possano veder Campobasso come capoluogo di regione è un po’ difficile da credere.

Due esempi tra i tanti nella considerazione che un federalismo ‘geografico’ è tutt’altro che rapido ed il passaggio referendario richiede poi la conferma legislativa e probabilmente la modifica costituzionale; per il mentre sarebbe auspicabile una federazione ‘economica’, come ad un certo punto fu ipotizzato anche in Abruzzo, atteso che i ‘cugini’ sono da convincere sull’idea più dei molisani. E’ noto che il sentimento popolare da Chieti a Teramo, passando per l’Aquila e Pescara, in passato fosse il seguente: “ve ne siete voluti andare, e adesso niente da fare”.

E adesso come la penseranno? Come dicono i politici: i tempi cambiano e le idee…anche. Se così fosse, questa volta non sarebbe male.

Stefano Manocchio

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