Palmieri: Il valore perduto della “sanità pubblica” in Molise

“Alla gente non interessa nulla se a curarla sia una struttura pubblica o privata. Interessa solo essere curata bene, presto e, possibilmente, senza spendere o spendendo il giusto. Se a ciò provvede un’azienda privata ben venga!”
Quante volte, anche qui in Molise, nell’affrontare il tema del rapporto pubblico/ privato in materia di assistenza sanitaria, abbiamo sentito opporre, ad ogni ragionamento volto a rivendicare il ruolo insostituibile della sanità pubblica, questa affermazione lapidaria e apparentemente inoppugnabile, spesso accompagnata da facili commenti sulla condizione di sfascio in cui versano gli ospedali e i presidi sanitari pubblici, considerati null’altro che
sinonimi di inefficienza e spreco.
Se si è attenti, l’affermazione in questione contiene una verità ovvia ed una
pericolosissima bugia. L’ovvia verità è che ai cittadini, che sono anche contribuenti, interessa soltanto essere curati presto, bene e, possibilmente, senza spendere o spendendo il giusto. La bugia, che va smascherata senza ambiguità, è che a ciò possa bastare la sanità privata. Falso è anche che pubblico sia sempre sinonimo di inefficienza. I medici e i paramedici dei nostri
ospedali riescono spesso a garantire prestazioni all’altezza in condizioni di contesto a dir poco estreme.
Noi di Liberi e Uguali siamo invece fermamente convinti che nel nostro Paese, e ancor più nella nostra Regione, la tutela del diritto costituzionale alle cure mediche, espressione del diritto alla vita, non può che essere affidata alla sanità pubblica, la sola a potersi far carico di una funzione sociale tanto importante. Così come siamo convinti che smantellare la sanità pubblica in Molise equivalga a negare, in moltissimi casi, la possibilità stessa di curarsi e di continuare a vivere.
Per dimostrarlo è sufficiente partire da una semplice considerazione: l’assistenza e la cura dei malati costituiscono, per loro natura, un servizio sociale costoso, talvolta costosissimo, che le strutture private possono solo contribuire a completare, integrando le prestazioni del pubblico, e mai sostituendole.
Non bisogna dimenticare che le aziende private (anche quelle che operano in ambito sanitario), laddove abbiano la forma di s.p.a. o di s.r.l., devono per legge operare allo scopo di generare profitti. Ciò esclude in radice che possano essere loro a garantire ad una comunità cittadina o regionale tutto l’insieme delle prestazioni essenziali, costituito da servizi di pronto soccorso, urgenze, assistenza domiciliare e ambulatoriale, medicina di base, diagnostica, chirurgia specialistica, etc. Soprattutto in un territorio come il nostro, dove è impossibile garantire un servizio sanitario completo, rapido ed efficiente mantenendo i bilanci in utile.
Il Molise è infatti popolato prevalentemente da anziani (più bisognosi di assistenza) ed è costituito per buona parte da comunità sparse su un territorio aspro ma esteso in lunghezza per circa duecento km, del tutto privo di infrastrutture che garantiscano una veloce mobilità dei residenti. In queste condizioni di contesto, un’assistenza che voglia essere pronta e di
qualità ha inevitabilmente costi elevati, di cui solo il “pubblico” può farsi carico. Il privato, per quanto solido e ricco, non potrebbe mai farlo.
Al contrario, un imprenditore attento, affinché la sua azienda sanitaria possa generare profitti, non può che limitarsi a specifiche e circoscritte prestazioni, selezionate in base a valutazioni “di mercato”. Prestazioni che, alla luce del contesto, possano consentire di ammortizzare gli investimenti effettuati e poi determinare il guadagno. Se questa “selezione” non è attenta e ci si lancia ad offrire servizi non remunerativi, per numero scarso di pazienti e/o onerosità degli investimenti, il rischio del fallimento è dietro l’angolo.
Per questa ragione occorre, oggi più che mai, che tutti i molisani tornino a riscoprire il valore insostituibile della sanità pubblica, esigendo che la politica lavori per restituirle efficienza, stanziando maggiori risorse ed imponendo una gestione trasparente e responsabile. Solo in questo modo si potrà anche gestire al meglio il contributo degli operatori privati che offriranno servizi realmente complementari al pubblico in un’ottica di ottimizzazione dell’offerta assistenziale per la comunità.
La priorità non può che essere la sanità pubblica, l’unica che è in grado di assicurare a tutti, e non solo ai ricchi, la certezza di una cura tempestiva e appropriata nel momento del bisogno.

Gianmaria Palmieri

Commenti Facebook