“Giornata Nazionale per la sicurezza nelle scuole”, CittadinanzAttiva: appuntamento per riflettere e progettare modelli nuovi per le scuole

Con la legge del 13 luglio 2015 n° 107 è stata istituita la “Giornata Nazionale per la sicurezza nelle scuole”, un segnale di attenzione istituzionale ad un tema che, nel corso della storia, ha segnato la vita di intere famiglie. Famiglie che, per colpa dell’incuria e dell’incapacità di fronteggiare i temi della manutenzione e della sicurezza, hanno dovuto pagare un tributo troppo grande per le negligenze di un Paese che si proclama “civile”.
Negligenze che, con molta probabilità, hanno ragioni profonde che vanno al di là della semplice disattenzione. Sono motivate dalla scarsa o nulla cultura della prevenzione, da un atteggiamento di irrimediabile rassegnazione rispetto alle risorse economiche, sempre scarse, da una indifendibile superficialità della classe politica e dirigente che, ormai, non può essere più accettata.
Le vittime sono le giovani speranze di questa società in declino, studenti delle scuole primarie, secondarie di I e II grado. Studenti che nello svolgimento della propria missione (diventare bravi e responsabili cittadini del domani) hanno subito gli effetti del tempo che invecchia gli edifici scolastici rendendoli, non più al passo con i tempi e con le esigenze che cambiano.
Esigenze che partono dal tema della sicurezza strutturale (ed antisismica), per passare poi alla fruibilità di ambienti giusti, pensati e realizzati per chi, quotidianamente, deve impegnarli e trascorrervi gran parte della propria giornata.
E i fruitori non sono solo gli alunni, che nella visione attuale assumono una funzione prettamente “passiva”, ma anche i loro insegnanti, il personale ausiliario e di segreteria che quotidianamente svolgono il difficile compito di “occuparsi della crescita morale, culturale e civile” dei nostri figli.
La “Giornata Nazionale della sicurezza nelle scuole” è ormai diventato un appuntamento per riflettere e progettare modelli nuovi per le scuole del secondo ventennio del Duemila. Ma il giorno dopo le locandine, i convegni, i relatori, i riflettori delle telecamere televisive, si torna alla triste quotidianità fatta di espedienti per riparare i mille difetti dei tanti edifici scolastici ormai a fine corsa.
In un tale scenario, immutato nonostante le tragedie che hanno segnato le vite dei tanti studenti vittime di un sistema che non funziona, ogni tanto si scorge la luce di qualche amministratore della cosa pubblica che, in maniera irruenta e apparentemente coraggiosa, affronta il tema della sicurezza partendo dalla base, ovvero dalla constatazione dello stato di fatto, per poi passare a programmare, in maniera seria e consapevole, una rivoluzione per i prossimi dieci anni.
Troppo pochi sono gli esempi in questo senso, al punto che diventano spunti di cronaca che riempiono le pagine dei quotidiani; nonostante ci siano leggi, norme e raccomandazioni che invitano chiunque si occupi della gestione dell’edilizia scolastica a programmare, a progettare e a realizzare.
Il patrimonio edilizio del Bel Paese (non solo quello scolastico) inizia ad essere davvero vecchio. E come chi vigila su una persona anziana ha la consapevolezza che la cura e la manutenzione del corpo e dello spirito possano alleggerire gli effetti inesorabili del tempo che passa, così dovrebbe essere per i tanti edifici ormai fatiscenti, per le tante infrastrutture pubbliche, per tutto quello che di buono è stato creato ormai cinquanta, sessant’anni fa ma che ora mostra le rughe e gli acciacchi della propria età.
Cittadinanzattiva da anni è impegnata nella denuncia di quanto poco sia stato fatto per la sicurezza degli edifici scolastici e di quanto si dovrebbe ancora fare. Ha acquisito e analizzato schede piene di dati che condannano il nostro Paese, se non dovesse registrarsi una controtendenza coraggiosa che veda impegnati tutti coloro che hanno responsabilità di governo e gestione in un processo di cambiamento radicale del modo di impostare i temi e di individuare le relative soluzioni.
Questo del 22 e 23 novembre è il terzo appuntamento annuale con il tema della sicurezza nelle scuole. Un enorme spiegamento di forze istituzionali e l’impegno di preziose risorse economiche, strappate alla quotidianità per un evento speciale.
Sarebbe auspicabile che nel nuovo scenario politico ed istituzionale di questo Paese ci fosse una presa di posizione netta a favore degli amministratori e dei decisori che, coraggiosamente, dovessero porre questo tema al primo posto tra quelli della loro agenda politica. Le “inversioni culturali” avvengono nel corso dei decenni ma, nonostante siano trascorsi 38 anni dal terremoto dell’Irpinia (l’anniversario cade proprio il 23 novembre) e 16 da quello di S. Giuliano di Puglia, le iniziative a favore di una concreta svolta nel modo di trattare l’argomento, a tutti i livelli, sono ancora decisamente scarse.
Il tempo, in dinamiche di questo tipo, non aiuta, anzi rischia di rendere ancora più forte il dolore di chi, per colpa di altri, ha perso tutto.

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