Fanelli: la medicina territoriale in Molise non sia un miraggio


Quella che doveva essere una nuova organizzazione attivata dall’Asrem e finalizzata a potenziare gli sportelli di prenotazione delle visite specialistiche su tutto il territorio regionale sembra, invece, aver penalizzato le aree interne. Un danno che suona anche come un beffa!

Dagli inizi del mese di giugno sono, infatti, diversi i centri dove sono sempre maggiori i disservizi riscontrati dai cittadini. Solo qualche giorno fa, i quotidiani regionali hanno documentato le lunghe file al distretto sanitario di Bojano per prenotare una visita al poliambulatorio del centro matesino, dove gli sportelli delle prenotazioni sono stati ridotti da tre a uno.

Ma tanti sono anche i disservizi riscontrati a Riccia. Qui addirittura il servizio dello sportello è stato ridotto da 36 a 20 ore. Si chiude così per ben due giorni a settimana costringendo i cittadini a lunghe attese e code nei restanti giorni il cui lo sportello è operativo.

Tutto questo non è accettabile!

Non è pensabile che per potenziare il servizio in alcune zone si operi a tagli indiscriminati in altri centri, dove i cittadini si sono già mobilitati e hanno avviato una petizione popolare (n. 7652 del 4 giugno 2021) per chiedere un tempestivo intervento per un servizio sospeso nei giorni martedì e giovedì, così come per il numero esiguo di operatori allo sportello, ovvero soltanto uno.

L’Asrem provveda a porre in essere una nuova organizzazione che non sacrifichi nessun’area del Molise!

Sappiamo bene quanto la pandemia abbia portato a galla una delle falle più grandi del sistema sanitario: la medicina territoriale. Ma sappiamo anche bene quanto essa rappresenti, invece, uno dei pilastri su cui poggia il diritto alla salute dei cittadini. Un principio questo, contenuto anche negli investimenti previsti dal PNRR che mira a rafforzare le reti di prossimità, a potenziare l’offerta dell’assistenza territoriale con gli ospedali di comunità e un’assistenza domiciliare sempre più integrata con interventi di tipo sociale.

Dunque, in un panorama nazionale ed europeo consapevole dell’importanza di consolidare i presidi sui territori, assistiamo a una riorganizzazione da parte dell’azienda sanitaria regionale che va in tutt’altra direzione. Come è possibile tutto questo?

E come ha fatto l’Asrem a predisporre un nuovo assetto senza un’analisi dettagliata dei fabbisogni territoriali?

Pretendiamo risposte alle nostre domande, ma in modo particolare pretendiamo che vengano garantiti i diritti di tutti i cittadini.

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