25 Aprile: i messaggi delle Istituzioni

25 aprile, Toma: “Riscoprire i giorni della Resistenza e della Liberazione, sono nostro patrimonio”. “Con rinnovato vigore e senso di appartenenza, celebriamo oggi la riconquista della libertà in Italia, quel momento memorabile che ha segnato per sempre la storia del nostro Paese, ponendo le basi di uno Stato che ripudia il fascismo e condanna qualsiasi forma di sopraffazione e di privazione della dignità. Settantotto anni ci separano da quel 25 aprile, giorno in cui lo sfondamento della Linea Gotica, da parte degli alleati e all’azione della Resistenza, costrinse alla ritirata i tedeschi e i soldati della Repubblica di Salò da Milano e Torino. Un’epoca lontana che tuttavia evoca ancora le testimonianze dirette di chi ha vissuto da bambino l’infamia del nazifascismo. Abbiamo lottato e sofferto per ripristinare quei valori che ci erano stati sottratti con assurda ferocia. In quelle difficoltà, patite dai nostri nonni e genitori, si rafforza oggi il messaggio che come cittadini e, nel mio caso, in qualità di rappresentante delle istituzioni, abbiamo il dovere di trasferire alle nuove generazioni.

Il 25 aprile rappresenta una data importante, uno spartiacque della storia socio-politica d’Italia. Una data simbolo di un’azione che portò tanti giovani a combattere per inseguire gli ideali di libertà e democrazia, cercando nella fine del conflitto la rinascita di un intero Paese, flagellato dalla guerra. Il 22 aprile 1946, su proposta del Presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi, Re Umberto II emanò il decreto: “A celebrazione della totale liberazione del territorio italiano, il 25 aprile 1946 è dichiarato festa nazionale”, diventando nel 1949 festa nazionale. La memoria storica è importante perché deve indurci a non commettere più gli stessi errori, ponendo la nostra riflessione sui tanti conflitti in corso in diversi Paesi. Stiamo seguendo, da vicino, l’evolversi della situazione in Sudan, dove la guerra civile per il controllo del territorio altro non porterà che ulteriore scia di morte e povertà. Da quattordici mesi stiamo assistendo alla guerra in Ucraina. Ma sono tanti, troppi, i conflitti in Paesi nei quali quelli che sono, per noi, concetti di garanzia ormai acquisiti, quasi scontati, non lo sono per milioni di persone, come le libertà individuali, lo Stato di diritto, la sovranità popolare, la pari dignità tra le persone, la scuola, l’istruzione per tutti e tutti quei diritti sanciti nella nostra Carta Costituzionale. Dobbiamo trasferire tutto questo alle giovani generazioni e non dare nulla per scontato. La democrazia e la pace vanno difesi ogni giorno, perché abbiamo visto, nel corso della storia, come spesso questi vengano messi in discussione. Mi piace chiudere, nel celebrare il 25 aprile, con due citazioni di Piero Calamandrei, rivolte ai nostri giovani, affinché possano farle proprie, anche come spunto di riflessione con i propri coetanei: “Dietro ogni articolo della Costituzione, o giovani, voi dovete vedere giovani come voi che hanno dato la vita perché la libertà e la giustizia potessero essere scritte su questa Carta” “La Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile. Bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità”. Ing. Francesco Roberti Presidente della Provincia di Campobasso

“Il 25 aprile è, per la nostra nazione, innanzitutto il giorno capace di rappresentare l’insieme dei valori fondanti che mantengono ferma e solida la nostra democrazia e che rinsaldano gli ideali di libertà e uguaglianza, fatti propri dal popolo italiano, con quelli che sono i nostri dettami costituzionali. A sconfiggere settantotto anni fa la dittatura e il regime nazifascista fu la storia, quella che uomini e donne ebbero il coraggio di interpretare in prima persona, attraverso il sacrificio delle proprie vite, resistendo e lottando prima e ricostruendo poi, un paese segnato dalla guerra e dalle discriminazioni imposte dal regime. Proprio perché la tragedia umana che investì la nostra nazione e il resto del mondo nel corso della seconda guerra mondiale fu talmente potente da produrre forme di aberrazione umana che hanno allontanato l’uomo dal bene, la memoria di ciò che fu non va inquinata in alcun modo con ricostruzioni ondivaghe, ma invece vanno ribaditi con chiarezza i termini di una vicenda storica, sociale e civile che, proprio partendo dalla Liberazione dal regime nazifascista, ha poi permesso a tutti gli italiani di intraprendere un percorso democratico che va oggi e sempre non solo difeso, ma anche maggiormente garantito e reso inclusivo grazie al lavoro e l’impegno di tutti”. Roberto Gravina, sindaco di Campobasso

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