Via Leopardi/ Il Comune trova due soluzioni: doppio turno oppure doppi turni

Si è svolta nella mattinata di sabato la manifestazione davanti al Comune di Campobasso di protesta rispetto alle condizioni in cui versa la scuola Don Milani di via Leopardi. Mi tocca ancora parlarne in prima persona, perché a questa manifestazione ho partecipato. Lo faccio perché al solito quello che ho visto trascende il caso specifico ed assume una valenza politica e narrativa più generale.Facendo una breve sintesi delle puntate precedenti la scuola Don Milani veniva magnificata come scuola super sicura sino a qualche mese fa. Un combattivo gruppo di genitori ha cominciato a voler vedere le carte di questa sicurezza, anche perché la situazione sul campo lasciava presagire altro (c’erano delle placche di rinforzo solo su una parte dell’edificio). Il comune alla richiesta di accesso agli atti ha opposto un sostanziale rifiuto, motivato con l’esame di statuti associativi, oroscopi zodiacali non convergenti tra segni e ascendenti ed altre assurdità connesse. Solo dopo 9 mesi, e cioè a settembre, le carte sono miracolosamente spuntate. E dalle carte si leggeva, a firma di un quotato ingegnere molisano (l’ingegner Corsi) che la scuola era “ad alta vulnerabilità” sismica anche in presenza di terremoti non particolarmente violenti. La cosa ovviamente faceva imbestialire e preoccupare tutti, ma il Comune non trovava di meglio che affidare una consulenza all’Università del Molise. Consulenza che deve sancire se l’edificio, non interessato da alcun lavoro dopo la valutazione di Corsi, avesse casomai sperimentato forme insolite di autoriparazione edilizia e fosse diventato quindi,sicuro. Una cosa abbastanza assurda, che mascherava solo la necessità di prendere tempo (spendendo però soldi pubblici). I genitori hanno continuato ad esigere invece risposte concrete e soprattutto evitare che i loro figli, ogni giorno, rischiassero la vita. La questione, diventata di dominio pubblico (anche su canali televisivi nazionali come Sky) non risolvendosi in alcun modo è sfociata nella protesta di sabato mattina. Già nella serata di venerdì presso l’emittente televisiva Teleregione l’assessore ai lavori pubblici Pietro Maio si era confrontato con le opposizioni in consiglio comunale(Pilone e Gravina) e con i genitori del comitato di protesta. In due ore di trasmissione condotte dall’ottimo collega Pasqualino Damiani Maio aveva sfiorato i limiti estremi della fisica, quelli che hanno portato scienziati e ricercatori ad esplorare i confini del vuoto assoluto.

Maio pur parlando con continuità in un politichese fluente anche se un po’ datato (“mettiamo in campo tutte le risorse”, “esploriamo tutte le ipotesi” ai tempi del renzismo sono lemmi superati) è riuscito a non dire assolutamente una cippa sulla questione. Sabato mattina, alla presenza di centinaia di genitori, muniti di palloncini colorati per la protesta, Maio ha replicato tirando fuori  l’asso nella manica: finalmente le soluzioni concrete alle preoccupazioni dei genitori. Che sono addirittura due: doppio turno la prima, doppi turni la seconda. Ce ne sarebbe anche una terza il turno doppio ma Maio non ha voluto esagerare. Ora mi chiedo e vi chiedo:per una soluzione di questo tipo, dannoso per i bambini e per genitori, dal forte impatto economico sulle tasche di cittadini già tartassati ci voleva tutto questo profluvio di energie? Ci voleva un sindaco, un assessore, una giunta per chiudere una scuola e mandare i bambini a frequentarne un’altra nel pomeriggio? Maio e i suoi mentori forse ricordano i tempi delle loro scuole, i pomeriggi assolati nel cortile o all’oratorio, pomeriggi passati a giocare alla cavallina o a battamuro. Oggi i bambini invece il pomeriggio sono impegnati in molteplici e costose attività, sportive e di istruzione. E non lo fanno perché si tratta di lussi ma semplicemente perché l’istruzione pubblica, distrutta da decenni di ottima e buona scuola non offre elementi basilari per l’educazione dei propri figli. Vanno a scuola di inglese perché la scuola non garantisce una preparazione adeguata nelle lingue, anche perché non ci sono i supporti, indispensabili (i genitori si devono spesso autotassare per comprare i pennarelli o peggio la carta igienica, figurati i computer). Vanno a fare sport perché mio figlio in quattro anni passati alla don Milani è andato in palestra soltanto cinque volte. Ma tutto questo Maio, come Alice nella canzone di De Gregori, non lo sa. E quindi, tra i fischi dei genitori ha detto quello che tutti temevano: doppi turni per tutti, superevviva! Ovviamente per un periodo limitato, limitatissimo di tempo. In America per decidere il rating di una persona si fa un test “comprereste mai una macchina usata da questo signore?”. E allora ribadisco io: “comprereste mai una macchina usata da questa amministrazione?”. Un’amministrazione che per proteggere i suoi dirigenti ( i veri responsabili dello scatafascio attuale) ha omesso di far conoscere la reale situazione della scuola (si sapeva da 4 anni) ha opposto un rifiuto a far conoscere le carte per ben 9 mesi ed ha poi menato il can per l’aia con una costosa consulenza inutile pagata da noi cittadini. Vi fidereste mai di tizi così? Io no e ho suggerito ai due tenaci e validi membri del comitato, Stefano Brienza e Nicola Simonetti, di avviare azioni legali contro questo monstre dei doppi turni, che non si devono fare nemmeno per un solo giorno. Ricorsi amministrativi, esposti alla Procura e alla Corte dei Conti (perché il Comune ha creato il danno con il suo assurdo comportamento), class action per il risarcimento ai genitori dei costi, morali e materiali, derivanti dai doppi turni. Brienza, Simonetti e gli altri membri del comitato sono persone forti e motivate, un bell’esempio di impegno civile e quindi so che non molleranno e andranno dritti contro questa assurdità. Resta la notazione di come il quadro sia desolante, anche se il re comincia ad essere nudo. Nonostante ciò, però, continua a giocare con le vite di noi cittadini e dei nostri figli.

Ps: una chiosa per Pietro Maio. Lo conosco da anni, non è una cattiva persona. Oggi interpreta un ruolo, simile a quello del capro espiatorio di professione narrato nei romanzi di Daniel Pennac. Lo mandano avanti a prendere botte,e questo alla fine non è nemmeno giusto. Mi piacerebbe invece che ad affrontare le questioni ci fossero i tecnici, quelli che hanno disegnato la politica urbanistica e di edilizia scolastica di Campobasso nelle ultime due decadi. Mi farebbe piacere ad esempio che ci fosse il supermanager del Comune Antonio Iacobucci, già assessore esterno e poi direttore generale ai tempi di Augusto Massa e vero artefice dello sviluppo (ho dei dubbi su questa parola, ma la uso per semplicità) edilizio di Campobasso degli ultimi venti anni, scuole incluse.

Pietro Colagiovanni

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