Sono giovani e donne a pagare il prezzo più alto della crisi

Dal Rapporto del CNEL sul Mercato del lavoro e la contrattazione 2020 viene fuori una fotografia con tanti scuri e pochi chiari per causa del Covid si rischia una situazione esplosiva; colpiti 12 milioni di lavoratori, aumenta povertà e nero, la situazione tende ad accentuarsi e diventerà sempre più esplosiva con il 31 marzo, data prevista per la fine della cassa integrazione e il blocco dei licenziamenti.

Una parte di esuberi potrà essere parzialmente riassorbita dall’economia sommersa, ma, non tutti riusciranno a trovare un’occupazione in regola, e andranno ad aumentare la quota già enorme, rilevata negli ultimi anni, di lavoro nero.

La crisi ha colpito 12 milioni di lavoratori tra dipendenti e autonomi, per questi l’attività lavorativa è stata sospesa o ridotta a seguito del lockdown deciso dal Governo, per limitare l’aumento esponenziale dei contagi, sono giovani e donne a pagare il prezzo più alto della crisi innescata dalla pandemia di Covid.

Il rapporto denuncia; “Scarso investimento pubblico sulle nuove generazioni (in particolare formazione e inserimento solido nel mondo del lavoro) nodo che blocca le possibilità di crescita italiane, occorre sviluppare il rapporto giovani-lavoro e il ruolo che devono avere le nuove generazioni nel modello di sviluppo del Paese.

Se non si inverte la tendenza si pregiudica la prospettiva economica del Paese e si rischia di alterare il patto fra generazioni, elemento costitutivo dell’assetto sociale, nella sua equità e stabilità.

“La necessità di chiudere le scuole,ha costretto a garantire l’istruzione con strumenti nuovi, coerenti con la didattica a distanza, condotto in condizione di emergenza e ha dovuto confrontarsi con l’impreparazione di tutto il sistema educativo (scuole, insegnanti, genitori, alunni) rispetto a: strutture e strumenti (dispositivi e connessione), competenze tecniche, oltre a dover reimpostare il processo di apprendimento con nuove modalità di interazione e di trasmissione di contenuti, alla rivoluzione delle coordinate spazio-temporali” ,tutto questo ha significato adottare una didattica difensiva della didattica tradizionale attraverso modalità a distanza, si è riusciti a non bloccare la frequenza delle lezioni, ma ne ha ridotto la qualità ed ha posto il rischio di una forte dispersione scolastica,  con la conseguenza di inasprire non solo le diseguaglianze generazionali ma anche quelle sociali”.

Le donne, hanno pagato il prezzo più alto della crisi “in quanto impegnate a ricoprire ruoli e a svolgere lavori più precari, soprattutto nei servizi. Le donne non sono un soggetto svantaggiato , sono la metà del mondo, la battaglia per l’uguaglianza di genere non può essere più solo un punto di un programma politico ma deve essere al centro di azioni concrete creando vantaggi economici, sociali e culturali per l’intero Paese”. 

La condizione della donna lavoratrice è penalizzata dalla difficile conciliazione dei tempi vita-lavoro, questa difficoltà contribuisce a mantenere la quota di occupazione femminile sotto il 50% delle medie europee ,  aggravatasi nel corso della pandemia e il ricorso allo Smart working non ha giovato a correggerlo, perché delimitato dall’aggravio dei compiti familiari, specialmente su donne con figli, impediti a frequentare le scuole, per lo stesso motivo si spiegano il crollo della occupazione femminile e la crescita del tasso di disoccupazione in occasione della maternità per le donne indotte a lasciare il lavoro per prendersi cura dei figli.

Le vicende del mercato del lavoro sono state dominate, dalla protezione della salute dal contagio e la continuità del reddito e dell’occupazione, circa 5,3 milioni di famiglie risultano avere un Isee inferiore a 9.360 euro annui”.

L’eccezionalità e l’imprevedibilità dell’emergenza Covid-19 hanno comportato la necessità di porre in essere una serie di misure di contenimento e di contrasto al contagio senza precedenti, nonché di conseguenti interventi al fine di sostenere lavoratori, famiglie e imprese”.

il presidente del Cnel Tiziano Treu ha detto”dalla crisi generata dalla pandemia occorre trarre insegnamenti per guardare avanti.

Con il Covid sono emersi i buchi che ci sono nella rete di sicurezza,frutto dei tagli del welfare: sanita’, ammortizzatori, sostegno alla poverta, in questo anno si sono moltiplicati gli interventi di carattere generale universalistico: cosa ottima ma le diseguaglianze sono aumentate”.

Le fondamenta del mondo del lavoro sono ancora fragili ed esposte ancora agli impatti esterni. Le politiche del lavoro devono essere universalistiche ma va fatta un’analisi sulle distorsioni , occorre ricalibrare: il sistema di welfare e la protezione del reddito, va perseguita la connessione tra politiche attive e configurazione di un mercato lavoro più resistente agli shock; è necessario rafforzare gli strumenti di coesione sociale, altrimenti non si correggerà lo squilibrio .

Alfredo Magnifico

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