L’intervento/La Contrattazione “Lavoro” vale più di tanti scioperi

Il giorno dopo,lo sciopero generale di CGIL e UIL mi fanno ritornare indietro alle occasioni perdute del passato,quando tutto sembrava filasse liscio e si camminasse unitari e poi ti arrivava la tegola dall’alto della presa di posizione di uno dei capi che rompeva quell’equilibrio,alla luce dei miei quasi settant’anni con oltre quarant’anni di vita vissuta tra i lavoratori posso dire sorridendo che questi giochetti che per tanti sono sventolio di bandiere o orgoglio di appartenenza ma scavano solchi profondi tra i lavoratori.

Mi sono divertito a sentire,ai diversi livelli, vecchi amici delle tre organizzazioni sindacali,ce ne fosse stato uno che avesse riportato la stessa motivazione dello sciopero, continuo ad insistere certo che;”Gutta cavat Lapidem” che occorre porre l’attenzione sul LAVORO,il resto è,come ripeteva spesso il mio professore di diritto Privato sono pertinenze…ovvero complementari al lavoro.

Il tema del lavoro è il primo motore di sviluppo, dovrebbe essere al centro di qualsiasi riflessione politica per vari validissimi motivi;

·        Economico: ridistribuire la ricchezza è impossibile se non se ne crea di nuova;

·        Sociale: riattivare la scala sociale è un modo efficace per lottare contro la povertà;

·        Culturale: senza stabilità lavorativa è difficile ampliare i propri orizzonti, come autori o come fruitori di cultura.

La speranza di uscire dalla crisi, epocale, sanitaria ed economica rimane viva anche se si è attanagliati dalla sensazione di trovarsi quasi sempre daccapo, in mezzo al guado fra continue nuove ondate di contagi o peggio varianti.

Sarebbe indispensabile contare su relazioni industriali di qualità; anche se in certe realtà sindacali,continua a prevalere la logica della contrapposizione, assoluta o relativa a seconda della matrice culturale, ma comunque sempre un deciso “no” di fondo, spesso accompagnato dai fastidiosi amarcord dei tempi della “concertazione”, cui segue, a volte, una disponibilità a trattare, come gentile concessione da parte di un non meglio precisato mondo del lavoro, visto che gran parte degli iscritti ai sindacati sono pensionati, con problemi molto diversi da quelli dei lavoratori.

Ancora non riesco a comprendere la decisione dei segretari generali di Cgil e Uil di proclamare lo sciopero generale, anche perché,contrariamente ai governi degli ultimi trent’anni che hanno razziato sui lavoratori con la complicità di tutte e tre organizzazioni sindacali.

Il governo Draghi;sulle pensioni ha aperto un tavolo  negoziale; sulle situazioni di precarietà e sugli ammortizzatori sociali ha stanziato risorse; sulla riforma fiscale ha progettato una riduzione delle aliquote, Irpef e Irap, per venire incontro alle esigenze di lavoratori e imprese, appartenenti al ceto medio, quello esposto a maggior rischio di povertà, se non si interviene a rimodulare il prelievo,.

Ritengo e continuo a ripetere che questo periodo non è diverso dal periodo bellico o post bellico,bisognerebbe marciare come le coorti romane uniti,,questa inutile farsa da qualcuno seriosamente definito conflitto capita in un momento politico decisamente delicato, che vede alle porte l’elezione del presidente della Repubblica.

Nel corso dell’anno si è assistito a un elevato numero di dimissioni nel settore privato: da un lato, per la carenza di profili adeguati; dall’altro, per i salari modesti a per le occupazioni a basso tasso di professionalità, il principio  “meglio qualsiasi lavoro che nessun lavoro” se ne va a farsi fottere per le politiche fiscali generose sul versante dei sussidi pubblici.

Bisognerebbe aprire un tavolo su:

·        scarsità di contratti stabili o alla difficoltà di attivarne, significativi settori non negoziati (gig economy)

·        alla fisionomia che assumerà il lavoro in un futuro non molto lontano: tanti lavori oggi esistenti saranno sostituiti da meccanismi di intelligenza artificiale, cosicché un’ampia quota di professioni di domani sono oggi ancora da inventare, sia a livello effettivo che formativo.

Contrariamente ai timori di un anno fa, dove si agitava lo spettro di una disoccupazione planetaria oggi, mancano lavoratori, pur in presenza di offerte da parte di: imprese, negozi, logistica, fornitori di servizi digitali che non riescono a reperire personale.

La pandemia ha posto l’attenzione alla conciliazione vita/ lavoro: più tempo trascorso in famiglia, più tempo per documentarsi e riflettere, più paura di spostarsi per non essere contagiati: fattori che possono contribuire a ritardare l’ingresso o il rientro nel mondo del lavoro.

Per affrontare questi problemi è indispensabile improntare relazioni industriali provenienti dal basso, dai lavoratori, o che cerchino di captare i timori e le attese.

In molti settori, sono partiti licenziamenti, notificati con quelle tecnologie che, ironia della sorte, dovrebbero favorire il matching tra domanda e offerta e, immediatamente, ci si trova abbandonati,alla disperazione

Più che di scioperi generali, abbiamo bisogno di sederci,tutti, a un tavolo e confrontarsi, sia pure con toni accesi: qualche buona idea,”Bertoldiana”, verrà in mente.

Alfredo Magnifico

Commenti Facebook