Disoccupazione e precariato/La schiavitù è un’opzione percorribile nella società moderna?

Visto che disoccupazione, precarietà, incertezza, mancanza di libertà, super-lavoro sempre meno pagato sono una realtà di fatto dopo tanta distruzione dei diritti, lo dico poco faceto e molto serio, perché non pensare di sancire uno status di assoluta sudditanza dei lavoratori nei confronti dell’impresa? Gli schiavi dell’antica Roma godevano di alcuni benefici che potrebbero allettare molti poveri “precari” di oggi: vitto, alloggio, cure mediche e formazione.
Parlo di schiavitù, intesa, come possesso di un essere umano da parte di un altro essere umano, che l’avvento del Cristianesimo ha stigmatizzato come disumano.
Al di là della provocazione, neanche troppa, con la paura che la tecnologia possa scalzare l’uomo dall’organizzazione del lavoro, al momento sembra arrestata la possibilità di proseguire un cammino di emancipazione e di crescita delle condizioni personali e sociali.
Non riesco a definire quando si è smesso di considerare che l’economia è fatta per il benessere delle persone, forse, l’errore nasce nel momento in cui si è dato troppo per scontato che la dignità umana sarebbe rimasta il faro dello sviluppo.
La disoccupazione, l’impoverimento, l’insicurezza, il rancore e la rabbia ci dicono, con chiarezza, che qualcosa non va nei meccanismi di produzione e redistribuzione della ricchezza.
La crisi economica-sociale sta danneggiando la salute delle persone, povertà, problemi finanziari e privazioni sociali sono i maggiori fattori di rischio di malattie, disordini mentali, suicidi e abuso di alcol.
La disoccupazione aumenta l’incidenza della depressione, tra il 2006 e il 2010, a causa della perdita del lavoro, i sintomi depressivi sono aumentati del 4,78% negli Stati Uniti e del 3,35% in Europa.
I fattori che contribuiscono a rendere più fragili le persone vanno dall’instabilità dell’ occupazione alla paura di non poter mantenere i propri cari ai quali si assommano condizioni di lavoro stressanti, pressioni sulla produttività, aspettative di riconoscimenti sociali, l’ insicurezza del lavoro, clima incerto e basso livello di soddisfazione per la propria occupazione determinano di un 20% la crescita dell’uso di psicofarmaci (antipsicotici, antidepressivi, sedativi, ansiolitici).
Le generazioni precedenti hanno attraversato periodi di povertà, di disoccupazione e sotto-occupazione molto più marcate dell’attuale, on tutele inferiori se non inesistenti, però sapevano reagire meglio alle difficoltà, si rassegnavano e si deprimevano meno di adesso, questo è un periodo di arretramento e quando la storia impone retrocessioni o frenate, si rimane smarriti e angosciati.
Il peggioramento delle condizioni di vita viene vissuto male e l’uso di farmaci ne è il segno, accettare cambiamenti di fronte a guerre o tragedie naturali, diventa insopportabile.
La più importante delle conquiste è il lavoro, come espressione di dignità e strumento di crescita, non solo per garantire reddito, ma per evitare stato di disagio e povertà.
Occorre con il lavoro valorizzare la capacità, il vero modello di sviluppo è quello che crea lavoro per tutti con condizioni dignitose.
Più che reddito di cittadinanza, è importante perseguire il lavoro come espressione di dignità e crescita.
Gli ebrei vaganti nel deserto rimpiangevano la schiavitù del Faraone d’Egitto, il Signore mandò loro la manna oggi però dare il reddito senza lavoro vuol dire fare come il pifferaio magico con i topini: si finisce tutti nel fiume, si ammazza dignità e voglia di lavorare, si annienta la persona.
Alfredo Magnifico

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