#vengoconquestamiaadirvi /Mandrie mandriani e mandrilli

Siamo saliti sopra una giostra e non ci hanno fatto pagare nemmeno il biglietto. Dovremmo essere soddisfatti, ma non possiamo esserlo. La bella foto di Sandro De Felice mi fa venire in mente una possibile similitudine tra i “pascolanti” nella piana di Campitello ed i molisani della vita di tutti i giorni. Nel primo si pascola per poi essere munte e lavorare il latte, nel secondo caso noi bipedi umani abitanti nella terra di Molise siamo costretti a seguire la fine della nostra terra senza nulla poter o voler fare. Non è che pascoliamo anche noi?


Iniziamo con qualche cenno “storico”, le virgolette sono dovute in quanto i miei cenni storici hanno poco della storia e molto dei racconti. “ri fattarielle” come diceva la mia nonna materna. Ed è proprio il ricordo di nonna che mi ha spinto a scrivere queste righe.
Nonna era nata nel 1905 e, quindi, nel 1918, aveva tredici anni ed i ricordi di una ragazzina erano vivi e presenti, perché quelli furono gli anni della “Spagnola”, la terribile influenza che falcidiò nel mondo circa cinquanta milioni di morti. Basti pensare che ad oggi i morti per corona virus a livello mondiale sono circa 2.500.000, questo sono le proporzioni.

Nel 1918, sulla scorta delle esperienze di tipo indotto che avevano avuto per le pandemie,dopo le varie pestilenze, si erano organizzati, nel paese di Nonna (San Massimo) con un “Lazzaretto” un reparto infettivi ante litteram dove, nessuno poteva entrare ed i malati erano chiusi a doppia mandata. Nonna rivide la sorella, ricoverata nel “lazzaretto” a guarigione avvenuta. Purtroppo non posso chieder altre informazioni a nonna, e quindi dobbiamo solo supporre che avevano chiuso ermeticamente, per quanto possibile allora, tutti gli infetti in quella casa isolandoli dal resto del paese per cercare di contenere il contagio.

Sempre per il fatto che non abbiamo a chi chiedere dobbiamo supporre che ogni paese avesse il suo “lazzaretto”, ma era concepibile considerando che per fare quindici chilometri con una qualsiasi carrozza trainata da cavalli impiegavano almeno due ore impiegavano, considerando anche lo stato delle “strade” di allora che dovevano essere più vicine ai tratturi di trenta anni fa.


Ho voluto condividere questo mio ricordo di bambino perché mi stavo proprio chiedendo come siamo finiti in questa valle (politica) di lacrime e sangue.
Non abbiamo certo la viabilità della Lombardia, ma non ne abbiamo neanche la pianura, non abbiamo certo gli ospedali della Toscana, ma quei pochi che abbiamo li stiamo distruggendo. Si, li stiamo distruggendo e con gli ospedali stiamo distruggendo tutti noi che potremmo averne bisogno. Nel 1918, ma ancora prima nel 1600 von la peste, avevano capito che i malati contagioso dovevano essere isolati e nessuno ci doveva avere contatto per cercare di evitare ulteriori contagi. Allora non avevano penicillina e medicinali di oggi, e speravano di potersi salvare.


Detto questo mi viene da chiedermi/vi: se nei secoli passati senza medicinali cercavano di isolare i malati, come mai al giorno d’oggi con tutte le conoscenze scientifiche non sono stati capaci di isolare i malati in un novello “lazzaretto”? Come mai solo ora, dopo un anno di inutile “ululati” alla luna che tutti abbiamo fatto per il centro Covid al Vietri di Larino, solo ora sembra, si sia deciso di rendere centro Covid il Vietri? Perché lo hanno fatto solo ora dopo aver inzuppato di contagio tutti e tre gli ospedali che abbiamo in regione? Perché non si è cercato di isolare gli infetti, ma si sono tenuti nella stessa struttura ospedaliera contribuendo, anzi, al crescere del contagio?


Sembra facile dirlo ora, ma io lo sto dicendo da sempre che il centro Covid doveva essere a Larino, ma purtroppo sono solo uno “scelato” qualsiasi che abbaia alla luna ed ogni tanto scrive qualcosa che, devo dire, più di qualcuno legge.


Voglio sperare che si apra Larino come centro Covid, anche il futuro utilizzo del Vietri di Larino per rivitalizzare una parte della nostra regione che con la chiusura del Vietri ci ha rimesso in termini di PIL. Capiamoci bene: non sto dicendo di riaprire il Vietri come ospedale, questo non potrà mai più avvenire per tutta una serie di situazioni, non ultima, ma tra le prime lo spopolamento che il nostro Molise sta avendo. Allora: utilizziamo i soldi del recovery fund per riscrivere la sanità e la viabilità in Molise, oer fare in modo che tre ospedali possano essere sufficienti, se liberi da infezioni, a garantire la vita ad una regieone di poco più di un quartiere di Roma. Non spetta a me provarci, ma sperarci si.

Detto questo non vi affliggo ulteriormente e vi saluto con un caloroso STATEVI ARRIVEDERCI, condito con affetto e stima, ma solo se riuscissimo ad imparare a votare.
Franco di Biase


P.S. le mandrie siamo noi, i mandriani i nostri politici, i mandriili non c’entrano niente ma come assonanza mi piaceva!

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