Scomparsa di padre Tarcisio Turco, le esequie presso la Cattedrale di Campobasso

Con vivo dolore la Curia diocesana di Campobasso-Bojano comunica la scomparsa, dopo serena malattia, di padre Tarcisio Turco, avvenuta nella mattinata di venerdì 26 giugno 2014, in episcopio, nel cuore della città. Padre Tarcisio aveva 92 anni, essendo nato in Trentino, terra che è anche del nostro Arcivescovo, il 23 agosto 1922. Sacerdote della Congregazione degli Stimmatini, colto, amante della Bibbia, conosceva molto bene diverse lingue. Pregava il suo rosario in sette idiomi: italiano, latino, arabo, tedesco, inglese, spagnolo e portoghese. A noi ha insegnato a recitare il segno della croce in arabo, come messaggio di pace verso questa cultura crescente. La cura delle lingue gli aveva dato, fin da giovane, una grande apertura su tutti i problemi. In certi atteggiamenti era quasi antesignano; all’interno della Chiesa, sentiva infatti molto vivo il cuore della sua gente. Stava accanto agli ammalati, vicino ai poveri, in grande ascolto della realtà della nostra gente. Molto amabile, attento, curato nelle relazioni, di ottima memoria dei nomi e dei volti. Si faceva subito voler bene. Specie con i bambini e i piccoli. Per questo, è rimasto impresso alla gente in tutte le terre da lui visitate: Trentino e Verona dove ha compiuto i suoi studi; Battipaglia e altre zone di Napoli, dove aveva imparato anche bene il dialetto napoletano e dove ha dato il meglio di sé, come parroco e direttore dei cori parrocchiali, possedendo un’innata qualità musicale. E Crotone, dove è stato anche esorcista ufficiale della diocesi, sotto la guida amabile di mons. Giuseppe Agostino. Ha sempre amato ed insegnato nella scuola, coltivando nella memoria vivissima i nomi di tanti suoi allievi, seguiti e curati con amore.
Apprezzato come fedele segretario del Vescovo Bregantini, gli è stato vicino fin dal primo immergersi con la realtà, non facile della Locride. Il primo impatto fu infatti una finta bomba, messa sotto il palco del Vescovo, a Gerace, l’8 maggio 1994, giorno dell’ingresso, evento che lui seppe subito gestire con serenità e sangue freddo. In curia, si era così affiancato  con la mamma del Vescovo, Albina, come custodia della vita del presule. La mamma e padre Tarcisio sono stati due pilastri per la vita del Vescovo. Poi seguì il vescovo nel suo trasferimento da Locri a Campobasso. Ugualmente qui, tra  di noi, seppe essergli vicino, nel sostegno, con amabile attenzione e paterna vicinanza.
Singolare fu la sua figura negli anni di studio biblico a Roma, presso la Gregoriana. Qui, ebbe la grazia di seguire le vicende del Movimento dei Focolari, con un dialogo particolare con Chiara Lubich, fondatrice dei Focolarini. Erano gli anni cinquanta, anni difficili per questo movimento, oggi diffuso in quasi 200 paesi. La sua vicinanza a padre Tommasi, stimmatino, incaricato dal Vaticano della dolorosa questione, ha di certo favorito il superamento del momento difficile per i Focolarini,  anche per la saggezza e la cura delle relazioni fraterne di padre Tarcisio.
Di lui, ci resta la grande saggezza, amabilità, essenzialità. Ed una grande fede, specie nell’eucarestia, condita da una singolare devozione alla Madonna, avendo costruito la grotta di Lourdes in ogni posto dove è stato. Anche nel giardino dell’episcopio, in città, dove però ha preferito porre la Sacra Famiglia, a ricordo dei genitori sia del vescovo che suoi, facendone un piccolo santuario per le coppie in difficoltà . Il canto gregoriano, di cui era appassionato cultore, lo ha sempre confortato, specie nelle ore della malattia, vissuta serenamente.
La Curia, a nome dell’arcivescovo, esprime un grazie immenso a tutti coloro che lo hanno seguito con fedeltà, amato e curato con delicatezza, accompagnandolo al sereno momento della morte.

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