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San Giorgio: omelia del vescovo Bregantini

La festa di quest’anno, in tempo di pandemia, flagello che corre per le nostre strade e quartieri, nel mondo intero, ci offre una inattesa interpretazione del famoso drago, con cui san Giorgio lotta e vince. Oggi, questo drago, quel drago che viene infilzato dal santo, è proprio il corona virus, che ci avvolge e cerca di insidiare la nostra gioia e il nostro benessere. Il santo che lo infilza e uccide si fa così segno di grande generosa speranza, per tutti”. Lo ha affermato l’arcivescovo di Campobasso, mons. GianCarlo Bregantini, nell’omelia pronunciata durante la messa per la festa del Patrono della città di Campobasso, san Giorgio, che ha presieduto nella chiesa di san Giorgio con il parroco don Luigi Di Nardo.


Il vescovo nella sua riflessione ha affidato la città e la diocesi tutta alla protezione del Buon Pastore, Gesù, che compie tre gesti importanti, “guida il suo popolo, nutre la sua comunità, protegge le sue pecorelle”. Gesti che sollecitano ciascuno alla prossimità, a rialzarci uniti e più fondati nel valore della fratellanza, come insegna l’esempio di san Giorgio, a fianco dei più deboli, come lo sono in questo momento le tante aziende, le piccole e grandi imprese locali, le famiglie travolte dalla precarietà.

Rivolgendosi alle Istituzioni, il presule ha ribadito che bisogna prendersi cura di chi è in difficoltà, proprio come “Gesù che è un Pastore affidabile, che ama il suo gregge, infatti non è un mercenario, uno che svolge un semplice mestiere, per interesse, dato che le pecore non sono sue. Non fugge se vede venire il lupo. Ma resta difende, raccoglie, custodisce. Ma da buon pastore, ama le sue pecore. Non sentiamoci mai soli!”

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