L’intervento/A breve iniziano i cambi di casacca

di Massimo Dalla Torre
Dopo una brevissima assenza, dovuta dalla necessità di riorganizzare le idee, visto che in
quest’ultimi giorni si sono affastellati avvenimenti e fatti che meritano attenzione: torniamo
a fare capolino dalle colonne del giornale per commentare quella che potrebbe essere la
notizia del giorno, si fa per dire del giorno, in quanto, in vista delle prossime elezioni
amministrative sia a Campobasso che a Termoli molti esponenti di entrambi gli
schieramenti sono pronti a cambiare casacca perché delusi dal modo di fare politica delle
proprie compagini. Notizie che mettono in subbuglio il mondo politico locale, definito dai
maligni “Jurassik politic”. Un mondo che, riferendoci ad un detto locale “avota, avota,
avota” cioè gira, gira, gira, senza però approdare a nulla. In questi giorni mentre ci
apprestavamo ad acquistare il giornale un signore, ci ha chiesto, con molto garbo, cosa ne
pensavo dei cambi di casacca. Cambi che, come accade in queste occasioni, potrebbero
passare sotto tono, se non ci fossero alcune esternazioni giornalistiche da parte di chi si
appresta a fare la scelta di abbandonare le file del partito di appartenenza. Cambi che
potrebbero essere minimizzati, anche se il colpo è accusato. Cambi che, pur di non dare
soddisfazione a chi si appresta a perpetrarli potrebbe essere commentati con un laconico
“molto rumore per nulla” prendiamo in prestito il titolo di un’opera del grande bardo inglese
Shakespeare. Senza voler puntare il dito accusatorio nei confronti di chi potrebbe lasciare
i propri compagni di avventura e proseguire il viaggio con altri, forse in “una classe più
comoda” possiamo soltanto dire che le scelte sono personali e non sta a noi giudicare,
anche se non capiremo mai come si possa tradire il precedente mandato elettorale. Un
patto sottoscritto tra chi ti da fiducia e chi, in questo caso forse per convenienza o per
altro, poco dopo tempo lo tradisce; attenzione però che il tradimento prima o poi si paga.
Per tornare alla domanda rivoltaci dinanzi all’edicola dei giornali, consentiteci di scrivere
una sola cosa, in una realtà come il Molise dare enfasi al salto della “quaglia”, anzi
dell’aquilone” come sarà definito questo avvenimento, senza sapere che l’aquilone non è
un uccello appartenente alla famiglia dei “galliformi”, ma è un oggetto di gioco e di
spensieratezza, è sinonimo di “mbafamiell” ossia chiacchiere di “comari”; e poi dicono che
non siamo garbati. Per quelli che non dovessero condividere questa linea di pensiero
diciamo che se si devono fare commenti, devono essere fatti su come e su perché si
portano avanti certe operazioni di “dubbio gusto”. Operazioni che, nel silenzio “delle
stanze” situate nei palazzi al di fuori dei confini molisani, minano ancora di più le basi di
questa nostra realtà. Operazioni che, condotte con la tecnica della “resistenza passiva”,
sono dannosissime, perché mostrano pressappochismo di chi le mette in atto e cinismo di
chi le ispira. Operazioni che ricordano “la guerra dei bottoni”, altro paragone non troviamo,
anche se le armi in uso per questa ennesima sortita saranno più letali di quelle che
utilizzavano i protagonisti dell’azione bellicosa poc’anzi citata. Guerra combattuta con
munizioni la cui miscela è fatta di: non rispetto, sotterfugio, accordi sotto banco, sgambetti
e ripicche ma soprattutto di “illogicità” sostantivo femminile invariato, la definizione non è
nostra ma è della grammatica italiana, che la politica e i politici, volutamente ignorano. A
voi il perché di tutto ciò; qualora vi fosse un perché.

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