#corpedelascunzultavecchia/ …ed a Natale arriva Babbo Natale

Abito da sempre in campagna, nella stessa casa dove sono fisicamente nato, tranquilli non è giunto il momento della mia autobiografia. Abitare in campagna significa avere a che fare con i vicini, nella buona e nella cattiva sorte, come quando ti ritrovi in giacca e cravatta, affianco ad una persona che conosci molto bene e che per quel giorno si è vestita tutta di bianco … insieme per sempre …. nella buona e nella cattiva sorte.

La contrada, in campagna non abbiamo la “via”, è da considerare come la scala del condominio e, di conseguenza, gli abitanti sono da considerare più “condomini” che contradaioli.

La campagna, e quindi la contrada, almeno la nostra, ha subito negli anni una trasformazione da un punto di vista di rapporti interpersonali. Per chi come me ha vissuto la campagna nel periodo di agricoltura di sussistenza e non intensiva è facile fare di un vecchio proverbio un modus vivendi il proverbio recita: “… quanne u parente l’ha sapute, u vicine già è currute” che, sempre per i tirolesi che dovessero leggere, nella lingua di Dante recita: “quando il parente ha saputo la notizia, il vicino già è accorso”. Proverbi della civiltà contadina che hanno una rispondenza vera nel vivo della vita.

Questa era la contrada di un volta, una contrada fatta di mutualità ed aiuto, una comunità dove ognuno prestava aiuto all’altro, anche in occasione di diatribe che sempre potevano aversi. Nel corso degli anni, per la meccanizzazione agricola, e quindi per il venir meno della necessità di aiuto tra i contadini, ma anche e soprattutto per l’inurbazione delle contrade si è perso un poco, e buono, di quella mutualità che distingueva l’essere contradaiolo dall’essere cittadino.

Siamo, noi contradaioli, anche se solo alle volte, come gli abitanti di quei condomini di Milano dove scopri chi abita sul tuo pianerottolo solo quando arriva la guardia di finanza per un traffico di cocoina (non ho sbagliato a scrivere). In campagna, almeno da noi era diventato usi così. Magari senza forze dell’ordine, ma poco conosciuto. Poi cosa è successo? Succede che Pasquale Palazzo, istruttore di equitazione, uno di noi della contrada, decide di aprire un’attività, un circolo ippico e di iniziare a lavorare proprio nella contrada.

Il circolo la ho chiamato “Cese”, come la nostra Contrada, che in linguaggio arcaico sembra voglia significare selva oppure come acronimo : “Comitato Economico e
Sociale Europeo che ha sede a Bruxelles, è un organo consultivo dell’Unione europea,
istituto con il Trattato di Roma del 1957 nell’ambito dell’allora Comunità Economica Europea”. Ma noi restiamo umili e pensiamo alla selva. Quindi, ritornando a Cese, un nostro beneamato contradaiolo ha aperto la sua attività e si sta prodigando in numerose iniziative tutte in favore della contrada.

Oggi ha promosso e realizzato il “giro della Contrada”, circa tre chilometri, a piedi
con i cavalli al seguito e con una quarantina di contradaioli e di amici di contradaioli felici e festanti, oltre ad un nutrito gruppo di “contradaioli bambini” che hanno fatto da corollario simpatico e vivace per un evento importante in vista del Natale: L’arrivo di babbo Natale.

Nel pieno rispetto della tradizione contadina Babbo Natale è arrivato assistito da un cavallo non con sella inglese o western, babbo Natale, nel rispetto della cultura contadina, è giunto conducendo il cavallo per le briglie, che noi chiamiamo la “capezza” e Bardato con la “varda” cui erano legate le “seggetelle”.

Onestamente non conosco il nome italiano de “le seggetelle”, sono queste che vedete e si legano vicino al bastio (sempe la varda) della “vettura” per trasportarci covoni (manuocchie) di grano, fieno e magari anche balle di paglia, ma in ogni caso ogni trasporto, ogni viaggio era una “salma” che si portava a casa.

Il giro si è articolato in tutta la contrada ed ha raggiunto le case di quasi tutti gli abitanti.

Ognuno ha offerto quello che ha potuto e tutti hanno partecipato alla raccolta fondi per un Istituto benefico. È stato un pomeriggio bello e diverso, un pomeriggio di solidarietà ed amicizia, un pomeriggio che predispone diversamente non solo per il Natale. Quindi grazie a Pasquale Palazzo, grazie a chi si è fatto promotore di un momento di solidarietà e di altruismo, ma un momento di comunanza per tutti. Grazie Pasquale e come per le cose belle che si fanno: alla prossima volta.

Con affetto e stima statevi arrivederci.
Franco di Biase

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