#corpedelascunzulatavecchia/Due pesi e due misure…e non siamo al mercato!

Come si diceva una volta. “le agenzie hanno appena battuto” una notizia riguardante la Polverini, ex segretaria generale dell’UGL, ex Presidente della Regione Lazio, ed attuale parlamentare di Forza Italia: “è stata condannata in primo grado a 9 mesi per appropriazione indebita. I fatti risalgono al 2014 ed era a processo dal 2016. Secondo le accuse, fra il 2013 e il 2014, avrebbe utilizzato a scopo personale una carta prepagata, ricaricata mensilmente da un conto del sindacato Ugl.”

Facciamo a capirci, come dicono quelli che hanno fatto scuole alte, in Italia vige il principio di innocenza sino all’ultimo grado di giudizio, credo sia il terzo, quello della Cassazione, non voglio rubare il lavoro agli iscritti all’Ordine degli Avvocati, non ne ho i titoli, né ho “studiato” su Google.

Quello che voglio mettere in evidenza è il fatto che un politico, una persona che ci governa, una persona che ha ricevuto la nostra fiducia nel segreto dell’urna debba avere una vita trasparente al massimo, quindi, senza innalzare forche mediatiche, dico che se sei politico e sei stato inquisito è il caso che ti dimetta? Mah, non lo so. Certo con i tempi che corrono, con le indennità da politico scambiate per stipendi da minatori di carbone negli USA, modello Monongah nei primi anni del secolo scorso … Fermiamoci un attimo e ragioniamo, cerchiamo di farlo.

I politici al giorno d’oggi, come sappiamo tutti, hanno molti benefici, tantissimi rispetto alle persone normali che poi potrebbero essere considerate, le persone normali, come i loro “datori di lavoro”. Quindi dovrebbe essere il “datore di lavoro” a valutare il lavoro dei politici ed eventualmente prendere decisioni, ma sarebbe troppo bello.

Voglio raccontare un episodio di qualche anno fa: il datore di lavoro, il “direttore megagalattico” di fantozziana memoria, entrò in una stanza della sua azienda e vide il dipendente, seduto al tavolino di spalle alla porta, che aveva sullo schermo del computer aperto il gioco del solitario. Il “direttore megagalattico” fece finta di niente, chiese quello che gli serviva ed andò via. Prima di rientrare nella sua ovattata e confortevolissima stanza, fece una “capatina” all’ufficio del personale e con assoluta freddezza e fermezza chiese che si predisponesse una lettera di licenziamento in tronco per il dipendente sorpreso con la schermata del gioco del solitario aperto sul computer. Posto di lavoro bruciato per un nonnulla. Non voglio criticare nessuno, la magistratura non so se fece il proprio corso e se il dipendente fece ricorso, o meno, non è questo il punto. Il punto è che un dipendente per un suo sbaglio, anche se voluto, perse il lavoro.

Questo succede alle persone “normali”, quelle che lavorano per pagare le tasse e le prebende ai politici. Poi, da persona normale, ti accorgi che la senatrice Sara Cunial pretende di entrare a votare alla Camera per l’elezione del Presidente della Repubblica senza green pass e senza tampone. Il senatore molisano Di Marzio che in un’ottica di coerenza dopo aver fatto registrare notevoli assenze nelle sedute del Senato, si assenta anche nel momento della votazione del Presidente della Repubblica, l’Onorevole Polverini che viene condannata a nove mesi di reclusione perché da Segretaria Generale dell’UGL, hanno riscontrato i magistrati, spese oltre ventiduemila euro con la carta di credito del sindacato, ma per spese esclusivamente personali.

Questa è la storia di uno di noi, come dice Celentano, ma questa storia si ripeterà in eterno e sarà una storia sempre gradita a chi continuerà a poter essere candidato in una lista bloccata che impedisce agli elettori di votare la persona, impedisce di scegliere.

Ora, parlamentari che state votando per l’elezione del Presidente della Repubblica, una legge elettorale nuova la volete varare o no? Credo di no, fa troppo comodo poter continuare in questo modo.

Spero che il prossimo Presidente della Repubblica sia una persona che voglia cambiare qualcosa, almeno lo voglio sperare.

Con affetto e stima, con immutato affetto statevi arrivederci.

Franco di Biase

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