Campobasso, la città dei (finti) propositi falliti

Il tormentone pre elettorale da decenni a Campobasso riguarda la volontà di far tornare il capoluogo di regione ‘città giardino’; ma nel momento in cui lo dicono i, politici, sia di centrodestra che di centrosinistra, di fatto lo rinnegano, o lo faranno comunque subito dopo l’elezione con il loro comportamento. E’ l’urbanistica il settore più ambito da tutti, ma anche quello più controverso e irrazionalmente gestito negli anni. La città che si vantava di ampi spazi verdi a ridosso del centro, vede adesso come non cementificata solo la villa de Capoa (e quella, crediamo, si salverà almeno per altri trent’anni), mentre tutto intorno è un proliferare di palazzoni, che ogni amministrazione ha attribuito alle disposizioni dei predecessori, tuttavia non facendo nulla per revocarle. Prevedendo di sentirmi rispondere che non si sarebbe potuto evitarlo, voglio citare un caso che testimonia l’esatto contrario. Prima dell’avvento della prima amministrazione-Massa venne bandita a gara la cessione dell’area dell’Incubatore, nel pieno centro della città; se l’aggiudicò un imprenditore privato, per costruire un palazzo signorile. La nuova amministrazione di centro sinistra riuscì, non so come, a portarlo ad un ripensamento e tuttavia alla fine annullò l’atto, destinando l’area ad incubatore di imprese, architettonicamente ben integrato nel tessuto urbano. Uguale lungimiranza non ebbe la gestione Massa nel prosieguo per altri casi, visto che in quei due mandati sono stati realizzati autentici palazzoni a ridosso del corso principale, con le deroghe previste dal ricorso ai piani di recupero, anche se, ad onor del vero, le opere sono architettonicamente eleganti e realizzate con utilizzo di materiali di pregio. Tutto legale, quindi, ma sotto certi aspetti discutibile. Si è andati avanti sempre così negli anni, con sindaci ed assessori al ramo che promettevano inversione di tendenza e poi accusavano i predecessori di aver avviato la cementificazione, che loro comunque si son visti bene dal frenare. In questo balletto di ipocrisie nessuno è escluso, a prescindere dal colore politico. I buoni (finti) propositi elettorali sono naufragati sempre in pochi mesi. Speriamo bene per il futuro, senza crederci più di tanto.

Stefano Manocchio

Commenti Facebook