Campobasso/ Arrivano le grandi opere, ma non si risolvono i problemi

Forse passerà alla storia come l’Amministrazione cittadina delle grandi opere, ammesso che queste trovino realizzazione, almeno parziale nella legislatura in corso. La città di Campobasso vive in un limbo tra Paradiso e Inferno, con riferimento alla qualificazione urbana ed alla vivibilità. Da inizio legislatura abbiamo avuto scarse comunicazioni sulle idee progettuali della maggioranza e quasi sempre con riferimenti in prospettiva e non nell’immediato; nel 2019 è stata annunciata la programmazione di un intervento importante, anche dal punto di vista finanziario, con la creazione di parcheggi a ridosso del centro storico e addirittura di una funicolare di collegamento tra questo ed il castello Monforte, tale da poter dare slancio all’economia locale e creare attrattiva turistica per il capoluogo di regione. Un progetto da inserire nel Contratto di Sviluppo, punta di diamante dell’allora governo Conte e di cui adesso, dopo quasi due anni e mezzo, poco o nulla si sa e i cui tempi di realizzazione appaiono ancora incerti.

Più recente un secondo progetto finanziato, pare, con 865mila euro e riguardante il Terminal bus e Parco Scarafone, adesso colpiti dal degrado e appunto da riqualificare con fondi nazionali. Sarebbe stato inserito all’interno di ‘Italia City Branding’, nell’ambito di una programmazione risalente allo scorso anno e che pare sia destinata ad un’evoluzione nei tempi di finanziamento in deroga a quella originaria, quindi non imminente.

L’impressione è che l’amministrazione Gravina proceda con obiettivi ambiziosi, ma abbia minor cura del quotidiano; sulla raccolta differenziata sono stati spesi (non da loro, ma anche dai predecessori) all’incirca 4 milioni di euro e questa ancora non copre tutta la città, il verde pubblico è stato trattato un po’ a macchia di leopardo, con interventi anche in questo caso eclatanti (soprattutto sulla piantumazione delle essenze arboree) e zone di disinteresse o almeno oggetto di interventi meno precisi. Insomma è un’amministrazione poco pratica, che concentra tutto sulla progettualità ma non risolve il ‘caso’ del marciapiede rotto, l’aiuola ‘secca’, le contrade abbandonate, solo per citare le criticità che più delle altre appaiono agli occhi; ciò senza voler sminuire l’impegno a fare o l’attenzione verso tematiche sociali che pure si vede.

La recente statistica sulla qualità della vita vede Campobasso perdere 13 posizioni a livello nazionale; è vero che è provinciale e non comunale ed è anche vero che bisognerebbe vedere i dati disaggregati ( che non sono allegati all’articolo di Italia Oggi che ha promosso la statistica), ed è altrettanto vero che si scontano problemi datati che hanno interessato più legislature; ma possiamo dire che la sensazione ‘a pelle’ già prima era quella, cioè di una città che lentamente ma inesorabilmente sta degradando. E non è affatto una bella sensazione.

Stefano Manocchio

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