Bregantini: “Nessuno deve perdere il Lavoro, a causa del corona virus”

Messaggio del Vescovo di Campobasso e della Pastorale del LAVORO alla nostra terra del Molise
FESTA del primo maggio 2020.


“Nessuno deve perdere il Lavoro, a causa del corona virus”. Questo è il grido che nasce dal cuore di tutti noi e che la Chiesa di Campobasso-Bojano, sulla scia del messaggio della CEI, ripete con forza in occasione della festa del primo maggio 2020, in tempo di pandemia. Davanti alle tante vittime della pandemia, dobbiamo impegnarci tutti, come forze sul territorio, a difendere le nostre famiglie e tutto il mondo della produzione, dal dramma “chiusura”.
Dobbiamo essere tutti uniti. Molto più uniti e compatti. Così non sarà il virus a comandare, ma sarà la nostra solidarietà, dentro processi di progettualità di rilancio, a dettare il passo della speranza.

Quest’anno la festa del primo Maggio sarà molto diversa, ad ogni livello. SARÀ LA FESTA DELLO STARE ACCANTO A TUTTI I LAVORATORI. Facendo nostre le loro lacrime, davanti alla paura del domani. Ma la nostra vicinanza deve essere fattiva, concreta, non di sole promesse. Bisogna trovare perciò strade che tengano in equilibrio la salute e i posti di lavoro. Di pari dignità e di pari valore. In particolare, oggi, guardiamo con amore grande a tre realtà, con tre obiettivi precisi: esprimere partecipazione e prossimità a chi ha perso il lavoro; liberare chi vive nel lavoro nero e precario; rimotivare chi sta già preparandosi a tornare al suo lavoro.


Non sia cancellata nessuna attività, grande o piccola che sia, in nessun settore, specie in quelli più a rischio. Sono tutti settori preziosi per il Molise, terra bella ed incontaminata, come si è visto anche in questa pandemia. Ha spezzato il cuore di tutti noi il vedere in questi giorni la scena della riconsegna, nelle mani del Sindaco, delle chiavi di tanti locali di ristorazione, bar e servizi alla persona. E’ stato un grido dal profondo! Cancelleremo questa triste immagine, solo quando questi locali potranno riaprire. Perciò, speriamo e lottiamo insieme perché il cuore non si scoraggi e si possa godere di tutti quei provvedimenti di sostegno che il Governo sta mettendo in atto, snellendo le burocrazie e salvaguardando dall’ombra dei debiti futuri.

Impegniamoci tutti a renderli strumenti accessibili, facili da ottenere, rapidi nella consegna, tempestivi nell’intervento. Ma soprattutto efficaci per tutti. Non per avere un’elemosina, ma un sostegno che permetta di ripartire al più presto, sanando ferite profonde. Perché difendere il lavoro dell’altro è difesa del lavoro di tutti e di ciascuno. E del futuro del nostro territorio!
La pandemia terribile che stiamo vivendo ci ha resi tutti vulnerabili, più fragili, soli. E’giunto, perciò, il momento di rivedere una certa legislazione, ancora inceppata, nel mondo del lavoro. Troppo, anche in Molise, è il lavoro sommerso, malpagato, precario.

Troppi vivono di lavoretti, non riconosciuti. Occorre una politica mirata che aiuti i giovani e regolarizzi i lavoratori emarginati, come collaboratrici domestiche, badanti, braccianti e artigiani. Crediamo che si possa attuare una progressiva politica di regolarizzazione, che dia dignità alle persone, libertà dal caporalato, lotta contro le tante ingiustizie che favoriscono purtroppo le mafie. Si pensi ad incentivare le filiere del latte e degli altri prodotti d’oro di questa nostra terra. Si pensi a rafforzare le nostre strutture ospedaliere, rimediando ai tagli passati.


Infine, vanno rimotivati tutti coloro che si stanno preparando a ritornare al più presto al lavoro, con coraggio e prudenza, nel rispetto di tutte le normative sanitarie di base, mettendo i lavoratori in assoluta sicurezza. La giornata del primo maggio, quest’anno, ci permette così di elevare un grazie immenso a tutti coloro che in queste settimane hanno svolto un lavoro indispensabile: medici, infermiere ed infermieri, lavoro alle casse nei supermercati per darci il cibo, oltre al personale militare sulle strade. Grazie! Ma è ora il momento di guardare avanti, con coraggio e prudenza insieme. Non si può più aspettare. Rialzare la testa è un dovere, non solo per ricominciare, ma per riflettere su ciò che è successo. Perciò, questa festa del lavoro ci ricorda che il lavoro è una benedizione, da condividere, anche sacrificandosi per chi ha perso il lavoro, con forme attive di solidarietà tra categorie. Vicini a tutti coloro che lavorano, stando a casa, specie agli insegnanti che accompagnano con passione i nostri ragazzi, sperando di poter tornare al più presto in aula. E la benedizione del Signore scenda come balsamo nelle mense di tutte le famiglie.


Non dobbiamo temere di incamminarci verso un futuro nuovo, perché lo faremo insieme. Senza che nessuno resti indietro. La corsa al profitto va frenata, così come la cura del creato va sempre più sostenuta con l’esercizio delle buone pratiche, perché tutti possiamo uscire dall’incubo più forti ma anche meno arroganti, meno distruttivi, avendo preso chiara coscienza della fragilità estrema del nostro modello di sviluppo. La cura del Creato va posta al centro, con la gioia dell’orto, le iniziative intelligenti di valorizzazione dei nostri borghi, nello sviluppo e nella crescita del “tipico” del Molise, ricuperando quel “sapore di casa”, che la pandemia ci ha fatto riscoprire.


Decisivo in questo momento è che resti il cuore unito. Perché il pane eucaristico che presentiamo al Signore è fatto della tenerezza del pane di casa, frutto della terra e del lavoro dell’uomo. E’ un pane che lievita con tanto sudore e tanta gioia, nell’attesa di spezzarlo e nutrirci insieme. Nessuno sia privato del pane, né del pane eucaristico né del pane di casa, poiché siamo cittadini e credenti. Ed il nostro stare uniti sarà il nostro vero potenziale di crescita futura.

+ p. GianCarlo, Vescovo e pastorale diocesana del Lavoro

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