UIL Molise: i numeri della crisi sono sempre più preoccupanti. Bisogna reagire

Le anticipazioni che fornisce il rapporto Svimez 2014 sono la triste conferma alla dilaniante crisi che sta attraversando tutto il Paese e con particolare intensità il Mezzogiorno. Tali dati erano già stati resi noti dagli studi che la Uil nazionale ha condotto su tutto il territorio italiano, rendendo note palesi situazioni economiche a dir poco gravissime e che vedono il centro,  ed il mezzogiorno in genere, vivere una condizione di fortissimo disagio. Il Sud, si legge tra le righe del report dell’Associazione, è l’area dove il PIL è calato del 13,3%, in cui le famiglie povere sono quasi un milione e mezzo ed all’interno della quale si perdono l’80% dei posti di lavoro.
Numeri concreti, non ipotesi o previsioni. E se andiamo ad analizzare i dati del Molise, la situazione è ancor più grave rispetto alla media.  La diminuzione dell’occupazione dipendente, ad esempio, ci dice il rapporto UIL,  tra le 16 Regioni che investe maggiormente, trova la variazione più forte in Molise (-15,9%), seguita dalla Puglia  (-12,4%). Gli inattivi nella fascia lavorativa (15-64 anni), invece, di cui fanno parte coloro che studiano o che sono in un percorso di formazione professionale, i pensionati, ma anche chi non lavora per motivi familiari o più semplicemente  per sua libera scelta, ingloba anche una sempre più folta platea di persone che pur essendo disponibile a lavorare, non cerca più un’occupazione in  quanto rassegnata nella ricerca. Sono 9 le Regioni in cui aumenta questo indicatore ed anche qui il piccolo Molise, con un aumento del 7%, si colloca in testa.
Naturalmente, alla luce di questi ed altri dati,  la flessione in negativo del tasso di occupazione a livello nazionale, vede il Molise capeggiare con un meno 6,7% rispetto agli anni precedenti, per poi arrivare al dato della disoccupazione giovanile che fa tremare i muri: -42,9%. La disoccupazione femminile, infine, rappresenta la cosiddetta ciliegina considerato che siamo dinanzi ad un’occupazione delle donne molisane ferma al 46% rispetto al 66% dell’Unione Europea, con un conseguente calo del reddito dei nuclei familiari. Peggio del Molise solo pochissime Regioni italiane.
Dunque, alla luce di questi numeri allarmanti, è opportuno che la politica si dia una sveglia e cominci una volta per tutte a cercare soluzioni concrete.
Rimaniamo dell’avviso che con il riconoscimento dell’area di crisi estesa da Campochiaro a Venafro si potrà avere un impulso significativo agli investimenti e quindi ad una crescita dell’occupazione in quelle zone, con naturali ricadute su tutto il territorio regionale. Il bassomolise, invece, con particolare attenzione a Zuccherificio ed alla Fiat, deve essere attenzionato soprattutto sui tavoli nazionali, dove le scelte per tali grandi entità vengono assunte. Il Molise non ha più tempo. L’indecisionismo deve esser messo da parte a favore di atti ed iniziative forti e tangibili, investendo quante più possibili risorse disponibili sul lavoro. E per lavoro si intendono tutti i comparti, dall’industria alla sanità, dall’agricoltura al turismo, dalla cultura ai servizi.
Possiamo vantare in Regione maestranze e manodopera eccellenti che nel corso dei decenni si sono sempre distinti per qualità del lavoro e fama dei prodotti realizzati, e che oggi hanno bisogno del giusto riscatto. Senza dimenticare quelle decine di giovani acculturati e preparati pronti a scommettere sul loro territorio, ma a cui non si offre una valida chance.
Ci auguriamo che il Governo Regionale, assieme ai parlamentari del Molise, faccia quadrato con i lavoratori, le forze datoriali e sindacali ed una volta per tutte si cominci a proiettare questa Regione in uno spazio più dignitoso, attraverso azioni concrete e decise.

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