Fca reagisce in Borsa allo scandalo emissioni

Il titolo in forte recupero dopo il tracollo di ieri, che per gli analisti di Icpbi ha già fatto assorbire le perdite potenziali legate alle sanzioni. Gli addetti ai lavori sottolineano le divergenze col caso Volkswagen: meno veicoli coinvolti e assenza di volontà fraudolenta
di RAFFAELE RICCIARDI www.repubblica.it

Il caso Fiat Chrysler aleggia pesante sui mercati finanziari, ma il titolo del gruppo automobilistico italo-americano apre la giornata di contrattazioni in netto rialzo (segui in diretta) scattando di oltre sette punti percentuali. Ieri, per Fca è stato un vero e proprio bagno si sangue. Mancava meno di un’ora alla chiusura dei mercati europei, quando le prime agenzie hanno battuto la notizia che sarebbe arrivata un’accusa da parte dell’Agenzia per la protezione ambientale degli Usa per infrazioni alle norme sulle emissioni dei veicoli diesel. Nel giro di pochi minuti, così, il titolo è crollato a Milano fino a chiudere in calo del 16%. Giornata da dimenticare anche a Wall Street, dove ieri sera ha perso il 10,28% ma ha resiprato nel dopo mercato lasciando intuire che sarebbe potuto arrivare un rimbalzo. Oggi, in effetti, le prime reazioni ragionate degli analisti finanziari indicano che il crollo di ieri è stato tanto ampio da assorbire già una buona parte dell’impatto finanziario sul gruppo, e che in fondo ci siano profonde differenze con il Dieselgate che ha travolto Volkswagen dal settembre 2015.

Intanto, dall’amministrazione Obama fanno filtrare la precisazione che la decisione annunciata ieri dall’Agenzia per la protezione ambientale americana “è stata presa indipendentemente dalla Casa Bianca”. D’altra parte, in molti hanno letto questa offensiva come uno degli ultimi atti dell’amministrazione uscente (per quanto nell’ovvio rispetto dei ruoli) prima di passare la mano a Donald Trump, che solo pochi giorni fa aveva pubblicamente ringraziato Marchionne e la Fiat per aver promesso investimenti e la creazione di 2mila posti di lavoro negli Stati Uniti. “Spero” che le accuse “non siano una conseguenza” del cambio di amministrazione, ha detto lo stesso amministrazione delegato italo-canadse descrivendo il comportamento dell’Epa come quello di “un’agenzia che perderà efficacia”, come previsto da Trump. Marchionne però non ha mancato di sottolineare la “tempistica strana” dell’annuncio “fuori posto”, per una “differenza di opinioni” che poteva essere risolta in altro modo, senza mettere in dubbi i valori della società.

Secondo le stime, la sanzione può arrivare a 44.539 dollari per auto, e considerando che ne sono coinvolte 104mila si ha un totale di 4,63 miliardi di dollari. Dal’Icpbi gli analisti gettano acqua sul fuoco delle possibili reazioni borsistiche, iniziando a fare alcuni distinguo rispetto al celebre caso Volkswagen, che ammise di aver installato su molti veicoli un software illegale che ingannava i test sulle emissioni inquinanti. Di contro Fca pare intenzionata a mostrare la correttezza dei suoi comportamenti. Gli analisti riprendono quanto ha sottolineato lo stesso Marchionne, che ha specificato come nel caso della società tedesca il dispositivo illegale fosse installato con intento fraudolento e solo sui veicoli che venivano sottoposti ai test per il controllo delle emissioni. Invece nel caso di Fiat Chrysler i dispositivi presenti sono gli stessi sia sui veicoli sottoposti a test sia su tutti gli altri.

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