Per non dimenticare Gino Marotta, artista geniale

Nel 1957, a 22 anni, la prima mostra personale a Milano. Ieri a Campobasso, culla della sua giovinezza, sono tornate in galleria poche, ma significative opere, del grande artista molisano scomparso 5 anni fa, Gino Marotta. Per gli amici, per coloro che ne avevano apprezzato le doti creative e per la sorella Maria, riaccendere i riflettori seppur su una ridotta collezione privata, rappresenta l’occasione per ricordare il tenace attaccamento di Marotta alla sua terra, le volte che vi faceva ritorno, sempre con piacere, e le cose che avrebbe voluto realizzare proprio qui, ma che, ahimè, i suoi stessi concittadini gli negarono. Eppure nelle opere esposte ricorrono alcuni elementi che, la signora Maria, ricollega ai dolci ricordi dell’infanzia trascorsa a Campobasso e rintracciabili sulla collina Monforte. Lo spicchio di luna, (un falcetto), il ruscello (un nastro) e l’albero, (le palme disegnate come “tanti falcetti di luna legati a mazzetto su un palo alto che segna il centro del mondo”). Simboli di amore e di vita.
Approdò a Roma molto giovane e, grazie all’incontro con De Chirico, De Kooning, Ungaretti ed altri illustri esponenti del Novecento, riuscì a farsi apprezzare soprattutto per l’utilizzo di materiali insoliti. Ad esempio il metacrilato, con cui si è messo in evidenza in spazi espositivi di rilievo internazionali. E le sue pitture e sculture oggi si possono ritrovare in prestigiosi musei di tutto il mondo. Molte anche a Camerino, città natale della sua prima moglie. Infatti fu marchigiano di adozione, avendo vissuto diversi anni ad Isola di Pievebovigliana.
Chissà se prima o poi il Molise riuscirà a rendere gratitudine al “genio” Marotta. Nel frattempo, Vincenzo e Laura Manocchio accoglieranno i visitatori, nella galleria Artes su Viale Regina Elena 60, a Campobasso, fino al 15 luglio prossimo. Fra piccoli capolavori, quanto basta per mantenere viva la memoria di un campobassano, spirito innovatore ed eclettico, noto nel mondo.
Rossella Salvatorelli

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