Time Out/ Il basket campobassano dagli anni 70′ agli anni ’90: Umberto Anzini

di Stefano Manocchio

E’ stato sulle panchine cestistiche già da giovanissimo e in trent’anni ha visto e conosciuto fatti e personaggi del basket campobassano: Umberto Anzini ha vissuto tutta la fase della B ‘d’Eccellenza a Campobasso, il periodo ‘clou’ del movimento cestistico nel capoluogo di regione. Conoscendolo da una vita, anche questa volta mi prenderò la licenza dell’utilizzo della forma personale nelle domande.

Come è iniziata l’avventura nel grande basket campobassano?

Anzini con il grande Alberto Bucci

“Ho iniziato come assistente di Maurizio Martinoia ed ho proseguito con Claudio Vandoni e Riccardo Bocci, che purtroppo non c’è più; sono stati quattro anni molto belli, anche se alla fine c’è stato l’epilogo con la cessione del titolo al Pozzuoli. In precedenza ero stato sulla panchina della squadra femminile (tra le giocatrici c’era anche una giovanissima Rossella Ferro) nell’era pioneristica del basket a Campobasso, a partite dal 1986: riuscimmo a centrare la promozione in serie C, poi partii per il militare e dopo pochi anni mi ritrovai appunto sulla panchina nei campionati nazionali”.

Anzini tra Martinoia e Ladomorzi

Quale ricordo hai dei tuoi ‘titolari’ cioè gli allenatori di quel periodo d’oro?

“Martinoia era pieno d’ entusiasmo, invece Vandoni era un maestro di tecnica ed aveva una preparazione superiore. La sua squadra è stata quella più forte tecnicamente, anche se poi non ha raggiunto gli obiettivi prefissati, anche per sfortuna; però bisogna ricordare che avevamo preso in squadra il fortissimo Mauirizio Ferro, che s’infortunò subito e fu un duro colpo, altrimenti avremmo fatto di più e meglio. Vandoni avrebbe potuto andare avanti, invece arrivò Bocci e anche con lui facemmo un bel campionato, ma già si notava un ridimensionamento degli obiettivi e non si realizzarono alcuni discorsi e fu ceduto il titolo. Ti racconto un episodio: io ero a Bormio per ricevere la tessera da allenatore nazionale, che mi avrebbe permesso anche di avere la panchina della prima squadra ed ero in rapporto con Di Vico anche per preparare il futuro; proprio a Bormio appresi della cessione del titolo e rimasi di stucco perché non ne sapevo niente. C’erano tanti allenatori (compreso il grande Mike D’Antoni) e, poiché non volevo credere alla storia della cessione del titolo, mi fecero parlare con il mister proprio del Pozzuoli, che confermò”

Poi hai continuato fino a pochi anni fa: puoi dire in rapida successione come è proseguita la tua carriera?

“Con il Ferentinum e la Mens Sana ho proseguito fino a pochi anni fa, ma voglio ricordare anche la mia esperienza in panchina con le nazionali ‘master’ (giocatori dai 40 anni ai 50 e anche oltre): in sei anni abbiamo vinto tutto, tra Europei e Mondiali. Mi volle il grande e compianto Alberto Bucci, con cui ho insegnato all’Università del Molise e lui allenava la Nazionale ‘master’ che poi sarebbe stata pluridecorata. Erano formazioni incredibili: in una giocavano Flavio Carera e Antonello Riva, ma anche il ‘bomber’ Mario Boni, solo per citarne alcuni”

Anzini in panchina nel ‘roster’ allenato da Vandoni

E in queste squadre hai ritrovato anche alcuni ex-giocatori della formazione campobassana

“Per gli europei di Kaunas si era fatto male un play e contattai Giarletti, che era in vacanza in Grecia, ma lasciò tutto per venire a giocare ed era entusiasta di ciò, ma s’infortunò subito; agli Europei di Ostrawa giocò invece Trotti”

Può tornare a quei livelli il basket maschile a Campobasso?

“E’ cambiata la cultura sportiva, anche se noi anni dopo abbiamo quasi ‘sfiorato’ quello che avvenne in quel periodo; ci sono le condizioni ma si deve ripartire a zero. La squadra femminile della Magnolia potrebbe fungere da traino per ricreare anche il grande basket maschile; è il ragionamento inverso rispetto a quello che avviene intorno alle grandi squadre, dove la maschile trascina la femminile, ma è possibile, anche se i costi della maschile sono diversi. Dopo il fermo di due anni è tutto più difficile. Noi allora non riuscimmo a reggere l’urto di quella crescita così veloce”.

Sei rimasto nell’ambiente del basket?

“Mi sto dedicando alla squadra che milita in serie B di basket in carrozzina, con la Fly Sport Molise e sono delegato regionale Fipic. A scuola mandiamo avanti un discorso di basket inclusivo, con disabili e normodotati che giocano insieme. Anche mio figlio ha avuto e mi ha dato soddisfazioni con il basket; per 4 anni è stato vice di Mimmo Sabatelli con la squadra femminile e adesso insegna a Bergamo, dove allena anche una squadra locale”.

Tanta storia e adesso attività importanti di solidarietà: per Umberto Anzini il percorso con il basket non si interrompe, perché fa parte del suo mondo.

Ringrazio il Comitato Regionale del Molise dell’Associazione Nazionale Stelle e Palme al Merito Sportivo che, nella persona di Michele Falcione, mi sta dando un grande aiuto nel contattare i personaggi che poi andrò ad intervistare.

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