Politica/ La ‘guerra’ sul bilancio…e oltre

di Stefano Manocchio

“Se avessi previsto tutto questo…”: utilizzo, spero non impropriamente, le parole di una nota canzone di Francesco Guccini per tentare di spiegare, ma anche sommessamente di capire, come si svilupperà la dialettica politica alla Regione Molise in vista delle prossime elezioni amministrative, soprattutto dopo lo ‘strappo ‘interno al partito di Orgoglio Molise.

Come si dice in genere in questi casi, iniziamo dalla fine.

Il presidente Toma non è un politico di professione, quindi non ha insita la consuetudine alla mediazione e per sbloccare le situazioni contorte ricorre a metodi pratici, che ai politici navigati sembrano dei diktat a cui cercano di sfuggire finché possono; ma arriva il punto di non ritorno, quello che porterebbe all’anticipo elettorale e allora la truppa scomposta obbedisce per ‘obbligo istituzionale’ che, a seconda dei punti di vista, è anche senso di responsabilità. L’idillio dura in genere dieci minuti ‘politici’, cioè fino al provvedimento successivo, quando si rimescolano le carte in tavola.

Il ‘caso’ dei debiti fuori bilancio ha messo in luce, se ancora ve ne fosse bisogno, un quadro della situazione che non è complesso ma basato su piccole rivalità in costante evoluzione, in una logica che diventa unitaria alla bisogna, ma non permette di programmare granché dovendo continuamente risolvere qualche nuovo problema.

Non entrerò più di tanto nel merito dei contrasti tra Gianluca Cefaratti e Vincenzo Cotugno e neanche nell’irrituale scelta di quest’ultimo di dimettersi per sbloccare la situazione in Commissione proprio con riferimento ai debiti fuori bilancio; la ‘vacatio’ non sarà tale perché Toma ha promesso che il politico venafrano sarà di fatto un assessore delegato dal presidente, senza avere più nomina specifica, un po’ nel solco dei ministri senza portafoglio (o assessori senza portafoglio nel caso specifico).
Quello che non sfugge all’occhio attento del notista politico è come lo scontro non sia solo nel binomio Cotugno-Cefaratti, quindi interno ad un partito, ma in senso maggiore e più ampio Forza Italia-Orgolio Molise, anche se limitatamente ad alcune componenti ben definite di ambo i partiti; ne consegue che anche nel partito ‘azzurro’ vi siano poi posizioni differenti in merito ai rapporti con l’altra sigla politica, che finora era stata considerata una costola forzista e adesso dovrà essere riconsiderata in maniera differente.

In questo quadro confuso e di apparente debolezza della maggioranza di governo, quelli che, in altri tempi, avrebbero potuto tentare l’abbordaggio piratesco alla ‘nave’ regionale, cioè i consiglieri di opposizione, si sono rivelati disomogenei e in linea di massima organizzati per procedere solo separatamente nell’azione di contrasto e controllo della politica di maggioranza, andando avanti per sigle politiche e non per coalizione. Adesso nel PD c’è una silenziosa battaglia per stabilire chi potrà essere il candidato alla presidenza della Regione, ammesso che tocchi a loro; i Cinque stelle dal canto loro sono organizzati per un’opposizione fatta di studio delle carte, ma al momento poco incisiva nelle piazze. Anche i due consiglieri che, seppur di centro destra, finora erano considerati quasi di ‘appoggio’ alle opposizioni, Michele Iorio e Aida Romagnuolo, hanno da pensare alla prossime amministrative, dove correranno comunque nella stessa coalizione adesso guidata da Toma…quindi sono rientrati nei ranghi, che poi sono quelli di Fratelli d’Italia.

La Regione Molise adesso è una barca che procede in un mare tempestoso, cercando di tappare falle che periodicamente si riformano. Alla fine, secondo me, arriverà all’approdo, seppur stancamente, anche perché non c’è (per fortuna) la voglia di farla cadere. Le elezioni sono alle porte e non c’è né voglia, né il tempo, né motivo di anticiparle ulteriormente.

Con questa situazione chiudiamo l’anno 2022: speriamo di iniziare il 2023 meglio, altrimenti il dramma economico e sociale sarà alle porte.

Commenti Facebook