Movimento 5 Stelle: Patrimonio archeologico-culturale del Molise svendesi

Il Molise è, probabilmente come altre regioni italiane, sotto attacco di due nemici tra loro intrinsecamente collegati: l’ignoranza dei più e la colpevole mala gestione di pochi che invece di tutelare e valorizzare correttamente il bene comune, agiscono in maniera opaca, ambigua, prepotente per interessi di ristretti gruppi. Abbiamo già in altre occasioni manifestato dubbi, richieste di chiarimento, proteste sulla politica di gestione della Direzione regionale dei beni culturali e paesaggistici del Molise, non ottenendo mai un sincero e aperto confronto. Ora una nuova inquietante scelta di politica culturale della suddetta Direzione regionale desta il nostro allarmato interesse. In data 15 ottobre 2014, senza alcun comunicato stampa e quindi nel disinteresse totale degli organi di stampa, è stato pubblicato sul sito della Direzione il “Bando per la concessione di spazi entro siti, istituti e luoghi della cultura”. Tale bando destinato alla concessione di spazi all’interno di siti e musei, favorisce di fatto una gestione monopolistica dei maggiori siti di interesse culturale della regione, nello specifico del:
Comprensorio di Isernia
Comprensorio di Venafro
Comprensorio di Sepino
Comprensorio di Campobasso
Comprensorio di Larino
Il male non è tanto che un ufficio territoriale del MiBACT preposto alla tutela e alla valorizzazione dei beni culturali abdichi alla propria precipua funzione e che sia incapace di svolgere il suo lavoro tanto da ritenere di dover affidare a privati (fondazioni, società o associazioni) tutte le azioni necessarie a porre in essere la propria missione. La collaborazione tra pubblico e privato è infatti auspicabile, anche se sempre sotto un rigoroso controllo del rispetto della competenza dell’operato e della qualità del servizi realizzati dal privato. A tal proposito nel bando non è previsto né un monitoraggio dell’operato del vincitore né tantomeno norme di revoca o addirittura penali in caso di inadempienze o scarsi risultati.
Il male vero è che esiste una precisa volontà della Direzione dei BB.CC. di affidare in blocco la gestione dell’intero patrimonio culturale molisano ad un solo soggetto.
Una strada percorsa già in passato utilizzando di fatto un unico canale operativo avvalendosi di un’unica impresa, uno spin-off universitario, G.A.I.A. s.r.l., soppiantata da poco da una associazione di promozione sociale Me.Mo. Cantieri Culturali con sede operativa in via Chiarizia 14 (stessa sede della Soprintendenza per i Beni Archeologici del Molise).
La preoccupazione che nutriamo resta quindi la tutela del principio della democrazia, della meritocrazia e della trasparenza della gestione dei beni pubblici, ma è anche una preoccupazione con risvolti pratici, perché l’eventuale affidamento esclusivo di tutte le possibili istanze di ricerca e valorizzazione ad una sola associazione (invece che a diverse associazioni che, attraverso un corretto procedimento di valutazione, si dimostrino meritevoli), potrebbe di fatto portare all’annullamento delle altre iniziative già attive sul territorio.
Come se non bastasse tutto ciò, il valore della concessione è di 3.400 euro annui. In pratica la Soprintendenza spiega nel bando che durante l’anno tutti i beni culturali sopra menzionati fruttano allo casse statali poco più di 17 mila euro, pertanto ne viene data la concessione per un costo pari al 20% quindi 3.400 euro, per farvi capire la proporzione, due stanze del Castello Pandone costeranno, all’aggiudicatario del bando, meno di un alloggio popolare.
Sorge naturale la domanda del perché scegliere una gestione monopolistica dell’intero patrimonio culturale regionale, invece di favorire la creazione di una rete di una pluralità di soggetti (già esistenti sul territorio) che operino secondo criteri democratici ed in base ad una trasparente valutazione di merito.
Il bando aperto il 15 ottobre e chiuso il 5 novembre era rivolto solo ad associazioni con sede in molise nate prima del 30 settembre con il 90% dei soci con meno di 40 anni, con il 60% dei soci con dottorato o scuola di specializzazione e che abbia gia’ operato in collaborazione con la soprintendenza. Il bando è scaduto ora, il dado è tratto.

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