Molise, regione “affatturata”?

Consentiteci di tornare su di un argomento che caratterizza le cronache e interessa la situazione politica che, vista nell’ottica scaramantica, oggi è venerdì  17, potrebbe far pensare seriamente che la “iella” si è accanita contro il Molise. Regione che Luigi Pirandello vestirebbe molto volentieri, se fosse possibile, con i panni di Rosario Chiarchiaro, il protagonista della novella “La patente” in cui, il personaggio listato di nero, si presenta alle autorità cittadine del paese dove vive e dove è allontanato da tutti, a causa della nomea di “iettatore”, per ottenere la patente di “menagramo”. Una professione che, a una regione come la nostra, non si addice giacché, a differenza del singolare personaggio Pirandelliano, non è portatrice di “malocchio” bensì è colpita dal “malocchio”. Una regione che, vista la situazione in cui versa ultimamente, leggasi diatribe tra gli schieramenti politici opposti che governano e non solo perché in queste ore è scoppiata la bomba tra Renzi e il Presidente della Conferenza Stato Regioni Sergio Chiamparino,  fa pensare seriamente che è stata segnata da qualche “fattura”, non quella contabile tanto per intenderci, ma uno di quei “singolari artifizi” confezionati da un mago visto che questa categoria opera e prospera a tutto tondo nella nostra Nazione. Una “fattura a morte”, insomma, fatta per far soccombere i punti nevralgici del sistema che ci vede letteralmente retrocessi in tutte le classifiche. Una bocciatura bella e buona ancora una volta costringe i molisani a rimboccarsi le maniche per cercare di riparare i danni causati da chi “ha giocato con i nostri destini”, affinché il Molise cadesse in disgrazia.

Per quelli particolarmente sensibili agli argomenti legati al mondo dei “corni”, degli “scongiuri”, delle “filastrocche” contro gli influssi negativi e avvezzi a “toccarsi” dove non “batte mai il sole”, con questa “ironia”, giacché qualcuno ci ha accusato di ironizzare fin troppo e non di concretizzare, vorremo rispondere che è meglio ricorrere all’ ironia e al dileggio per dare una spiegazione a quanto sta accadendo piuttosto che pensare che qualcuno, volontariamente ed artatamente, sta demolendo la nostra identità. Un’identità, e questo non smetteremo mai di scriverlo, fatta di sacrificio, di silenzio e di rinunce, cose cui altre realtà non saprebbero accettare. Ecco il perché ricorriamo a usare questo strumento non sempre da tutti condiviso. Uno strumento che è spiegabilissimo tanto quanto quello usato da molti cittadini che, pur di allontanare la “mala sorte”, un tempo si recavano  alle ricevitorie del lotto per giocare i numeri con la speranza di fare una vincita. Un qualcosa che molti annovererebbero nell’ irrazionale e che, se andassimo a guardare la vecchia “smorfia”, gli esperti della cabala indicherebbero con due numeri il 22 o il 23 ossia “il pazzo” e “lo scemo”. Aggettivi che tuttavia non si connotano con i molisani. I quali, per non smentire la tradizione di buoni meridionali con una mano impugnerebbero gli attrezzi necessari alla ricostruzione con l’altra stringerebbero il classico “corno” con la speranza che gli influssi negativi si ripercuotano su chi ha “affatturato” la ventesima regione d’Italia. (Massimo Dalla Torre)

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