Mercati finanziari/ Il mondo si muove, i mercati campicchiano

La settimana borsistica inizia sui toni, incerti e claudicanti, sui quali si era chiusa quella precedente. La Grecia resta l’alibi, con la sua pantomima che maschera un default inevitabile. Ma le ragioni sono sicuramente più profonde. I mercati reagiscono alle incertezze e questi sono tempi estremamente incerti. Ma i mercati campano anche alla giornata e non effettuano valutazioni strategiche di lungo periodo. Per questo oggi l’alibi è la Grecia e perfino la vicina Turchia, dove il ras locale, Erdogan è stato sostanzialmente sfiduciato dai suo elettori ed è stata bocciata la sua grandeur da Re Sole del Bosforo. E invece non si guarda alle dinamiche profonde, quelle si più significative. Non si guarda al fatto che anche in Turchia una minoranza etnica bistrattata da secoli (quella curda) in un sol colpo è entrata in parlamento con il partito Hdp con un programma che va ben oltre la dimensione etnica o la questione curda. Si tratta di un partito moderno e modernista, che tutela i gay ed è portatore di istanze progressiste e avanguardiste simili a quelle di Podemos in Spagna o dei Cinque Stelle in Italia. Si tratta di un movimento profondo, allora, che attraversa l’intero spettro del mondo cosìdetto civilizzato. Un movimento che contesta la finanza per come è stata costruita, tutta puntata sull’arricchimento di coloro che danno le carte e stabiliscono le regole. Ecco, i mercati questo forse non lo hanno capito appieno ma hanno solo subodorato il pericolo. Ma intanto vanno avanti, oscillanti e laterali con quotazioni spesso irrealistiche e gonfiate. Il FtseMib perde qualche decimale, lo stesso fa il Dax30. Il dollaro recupera sull’euro e si riporta a 1,11 mentre lo spread vegeta intorno a 136. (Pietro Colagiovanni)

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