“Il Foglio volante” entra nel XXXI anno di vita

Con il numero di gennaio 2016 – che stato appena spedito agli abbonati – “Il Foglio volante – La Flugfolio – Mensile letterario e di cultura varia”, entra nel suo XXXI anno di vita, un traguardo non certo trascurabile per un periodico del genere. Si compone di più pagine del solito e vi compaiono testi di Rosa Amato, Lucia Barbagallo, Fabiano Braccini, Aldo Cervo, Diego Crugni, Angela Serena Cucco, Carla D’Alessandro, Filippo De Angelis, Francesco De Napoli, Lino Di Stefano, Rosalba Di Vona, Vito Faiuolo, Maria Giusti, Amerigo Iannacone, Tiberio La Rocca, Daniele Maraviglia, Luciano Masolini, Dario Maraviglia, Gabriella Napolitano, Silvana Poccioni, Nadia-Cella Pop, Antonio Tabasso, Adāo Wons, Antonio Vanni, Bruno Vezzuto.

Ricordiamo che per ricevere regolarmente “Il Foglio volante” in formato cartaceo è necessario abbonarsi. L’abbonamento – che dà diritto all’omaggio di tre libri delle Edizioni Eva per un prezzo di copertina superiore al costo dell’abbonamento (20 euro) – serve anche a sostenere un foglio letterario che non ha altre forme di finanziamento. Per ricevere copia saggio, ci si può rivolgere all’indirizzo: [email protected] oppure al numero telefonico 0865.90.99.50. 

Riportiamo, qui di seguito, l’articolo di apertura, una breve nota dalla rubrica “Appunti e spunti- Annotazioni linguistiche” e una poesia di Silvana Poccioni.

Straniero sarà lei!

Se pensate di essere sovrappeso o obesi, non vi dovete affliggere: ora non lo siete piú. Ora siete “persona di dimensioni”. Lo hanno deciso i campus universitari americani. Quelli dove negli anni novanta del secolo scorso era nato il cosiddetto politically correct, tradotto pedissequamente “politicamente corretto”, ma che, caso mai, dovrebbe essere “eticamente corretto”. Che c’entra infatti la politica? Ora però siamo a un “politicamente corretto” estremizzato fino a un’assurda autocensura che nel voler evitare pregiudizi usando parole neutre, prive di ogni pregiudizio, finisce per diventare ridicolo e fare di quelle persone che si dice di voler proteggere, delle caricature.

E cosí non si può piú dire “straniero”, ma “persona internazionale”; non si può chiedere a uno studente “dove sei nato?”, perché sarebbe un modo di confinarlo nella sua condizione di immigrato. Non si può usare la parola “homeless” (“senzatetto”), ma bisognerà dire “persona momentaneamente senza casa”, perché non è detto debba rimanere per sempre “senza tetto”. Nemmeno la parola “poor” (“povero”) si può usare, ma bisogna dire “persona che manca dei vantaggi che altri hanno” (anche se ci vogliono otto parole per sostituirne una).

A scuola, gli alunni vanno valutati sempre in positivo, vietato far rilevare lacune e insufficienze: i genitori si offenderebbero. Ma bisogna stare attenti anche alle parole positive, quelle parole che sembrano le piú innocenti, perché potrebbero impermalosire delle minoranze. Allora non si può definire “normal” (“normale”) una persona, ma bisognerà definirla “non-disebled” (“non disabile”).

Tutte le regole sono contenute, tra l’altro, in un manuale redatto da alcuni studenti dell’Università del New Hampshire, dal titolo Bias-Free Language Guide (Guida alle parole prive di pregiudizi). Quindi vanno ripensati tutti i termini legati a “età, classe sociale, nazionalità, etnia, razza, nazionalità, abilità, genere, orientamento sessuale” ecc.

Sono sconsigliati termini come “preferenza sessuale”, perché questo potrebbe far pensare che essere omosessuale è una scelta reversibile e vanno sconsigliate parole come “paterno” e “materno”, perché esaltano ruoli sociologicamente superati, e vanno sostituite con “genitoriale” o “parentale”.

Tutte queste belle cose nascono oltre Atlantico, ma noi siamo sempre pronti a scimmiottare gli americani e a importare tutte le peggiori e piú ridicole mode nate degli Stati Uniti. Le migliori, no, quelle non le importiamo.

Amerigo Iannaco

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