Fermo Pesca, Venittelli: non prendiamo lezioni dal Movimento 5 Stelle

“Non prendiamo lezioni da un Movimento 5 Stelle e dalla collega parlamentare Silvia Benedetti in materia di fermo pesca, dopo aver dimostrato a chi della partecipazione fa la propria bandiera politica cosa significhi confrontarsi e concertare modelli innovativi che cerchino soluzioni meno scontate e invasive”. L’onorevole del Pd Laura Venittelli, componente della XIII commissione e responsabile nazionale del settore Pesca e Acquacoltura del Partito democratico replica alla nota diffusa ieri, sostenendo che non ci sia affatto un contenzioso tra le due componenti parlamentari sulle risoluzioni in materia di fermo pesca, ma solo una visione diversa, poiché ciascuna proposta farà il suo corso, ma è chiaro quale delle due potrà avere il sostegno del Governo e del Mipaaf.
“In questi mesi di guida del dipartimento ittico a livello nazionale abbiamo risvegliato l’interesse in un ambito che si era ormai cristallizzato, con misure e strumenti ormai in vigore senza soluzione di continuità, ma anche senza che abbiano prodotto gli effetti sperati. Occorre far sapere che il tanto virtuoso fermo caldeggiato dall’onorevole Benedetti raddoppierebbe i giorni di sospensione forzosa della pesca produttiva, arrecando ancora maggior danno alle marinerie, che si vedrebbero costrette a fermarsi due mesi ottenendo l’indennità di fermo solo per il primo mese, così come disciplinato fino ad ora dalla normativa comunitaria. Siamo certi che se interrogassimo a riguardo le categorie la bozza sarebbe respinta al mittente senza tema di smentita”.
Per l’onorevole Venittelli, il fermo biologico così come è stato concepito non ha risolto nulla negli ultimi 27 anni, tanto che lo sfruttamento eccessivo degli stock ittici permane su soglie elevatissime e né si può dire che il modello Chioggia, alla base della proposta della Benedetti, sia esportabile per l’intero Paese, posto che la diversità dei fondali e la disomogeneità degli ambienti marini impongono scelte diversificate e plasmate sulle specificità del territorio.
“Questa carenza nel centrare l’obiettivo ci ha messo in moto per escogitare qualcosa di diverso, sempre suffragato dalla ricerca scientifica, partendo dal presupposto che dovrà conciliare le esigenze del mare con quelle di una categoria millenaria. E’ destituita da ogni fondamento la critica circa l’ingenerarsi di confusione e il prevedere l’inefficacia di questo eventuale protocollo operativo del fermo di spazio. Le marinerie sono responsabili e soprattutto capaci di tutelare l’eco-sistema, va dato loro solo il modo di non mettere a rischio la sopravvivenza delle flottiglie individuando il miglior metodo che garantisca il ripopolamento della fauna ittica”.

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