Emergenza Covid/Peggiora la situazione delle famiglie, è il Sud il più colpito

La banca d’Italia nel rapporto “L’economia delle regioni italiane” afferma che dalla fine di febbraio di quest’anno la diffusione dell’epidemia di Covid-19 ha generato uno shock macroeconomico di entità eccezionale e di durata incerta.

Nei primi sei mesi del 2020 l’attività economica si è ridotta di oltre il 10% rispetto al 2019, colpa delle misure per il contenimento dei contagi, la temporanea sospensione delle attività dei settori “non essenziali” e il calo della domanda interna ed estera.

La flessione è stata più marcata al Nord in coerenza con l’insorgenza precoce della pandemia che ha flagellato per prima tale area geografica.

Le prospettive, di un’eventuale ripresa dell’economia, restano condizionate dall’incertezza dell’evoluzione della pandemia, in aumento nelle ultime settimane.

L’aumento dei casi positivi sul totale degli individui sottoposti a test ben oltre la soglia critica del 5%, individuata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, segnala la crescente difficoltà dei sistemi di monitoraggio di tracciare i contagi e contenere la diffusione del virus.

Sta aumentando, rapidamente, la pressione sul sistema sanitario, la ripresa dall’emergenza Covid-19 dipenderà dalle caratteristiche strutturali del sistema produttivo locale.

Al Sud è superiore la quota di famiglie in cui il principale percettore di reddito da lavoro è occupato in posizioni temporanee e in settori più esposti agli effetti della pandemia, il Reddito di emergenza (Rem), i cui beneficiari sono più concentrati nelle regioni del Sud e nelle Isole, rappresenta una misura più generosa dell’R.d.c., priva di condizionamento allo svolgimento di attività formative o di ricerca di un lavoro, e sul piano amministrativo meno onerosa.

L’aumento del fabbisogno di liquidità delle imprese conseguente alla drastica riduzione dell’attività è stato ampiamente soddisfatto con la crescita sostenuta del credito, iniziata in marzo nel Centro Nord ed estesa in estate al Mezzogiorno.

I numeri della Banca d’Italia indicano che il PIL nel terzo trimestre è cresciuto del 12%, recuperando in parte la contrazione della prima parte dell’anno, il numero di occupati si è ridotto, di più nel Mezzogiorno dove la struttura produttiva è più orientata ad attività maggiormente esposte agli effetti della pandemia, quali i servizi connessi con il turismo, e i contratti di lavoro risultano più sbilanciati verso forme di lavoro temporaneo, fortunatamente i vincoli ai licenziamenti e l’eccezionale ricorso a strumenti di integrazione salariale hanno contenuto l’impatto sul lavoro dipendente a tempo indeterminato.

Alfredo Magnifico

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