Di Clemente: Far west nella sanità molisana

carrozzellaabbandonataEsempio dello stato in cui versa la nostra sanità pubblica: dal settembre 2013 giacciono inutilizzate, in un capannone di una borgata di Isernia, due costose sedie a rotelle attrezzate, a fronte di anziani che ne hanno bisogno ed a cui vengono negate. Le fisioterapie offerte sono del tutto insufficienti: deve venire un fisioterapista da Napoli per attivare le cure, che può essere poco presente. Per ottenere questi servizi, come dimostra la storia che segue, occorre affrontare un’odissea e neanche si ottengono, il che danneggia i meno agiati o gli anziani abbandonati a sé stessi che non hanno più nessuno.

Lo scorso anno era stata ottenuta dalla ASL di Isernia, come è di diritto, una sedia a rotelle attrezzata, per un’anziana signora disabile di Isernia che vive in una delle borgate. Gli viene però portata una sedia inutilizzabile poiché troppo larga per entrare ed uscire dalle stanze. Errore evitabilissimo: bastava prima verificare l’abitazione.
Viene dunque richiesta dal figlio una sedia più stretta che gli viene fornita ; tuttavia non viene ritirata la prima sedia che è rimasta lì inutilizzata, nonostante il figlio si fosse offerto di portarla lui. Il 12 agosto 2013 purtroppo l’anziana muore: a quel punto le sedie a rotelle attrezzate ed inutilizzate diventano due. Il figlio si offre nuovamente di portarle lui stesso ala ASL ma gli rispondono che “a riprenderle sarebbero venuti loro” senza dare però seguito all’impegno. Morale: le due costose sedie sanitarie rimangono lì inutilizzate ancora ad oggi.
Sempre nel mese di agosto 2013, la figlia di una delle altre anziane disabili prive di sedia, venuta a conoscenza di tale assurda situazione si reca alla ASL per chiedere al dirigente preposto come mai la sua (come le altre) domande erano rimaste senza risposta da mesi, quando vi erano quelle due sedie inutilizzate giacenti in un capannone delle borgate di Isernia; inoltre chiedeva perché ancora non veniva avviata la fisioterapia, anch’essa spettante di diritto. La risposta, ci riferiscono, fu che c’erano “tante altre domande in giacenza”, che il “preposto fisioterapista per l’attivazione doveva venire da Napoli ed era presente solo poche ore la settimana”.
Esasperata, la figlia dell’anziana disabile dovette minacciare azioni di protesta eclatanti. Non ottenne la sedia (le due sedie rimanevano inutilizzate in quel capannone) ed ha dovuto provvedere a proprie spese, ma almeno a seguito della vibrante azione, a gennaio 2014, viene almeno inviato il fisioterapista da Napoli. Questi, osservate le pessime condizioni dell’anziana, constatò (guarda un po’) che aveva “urgentemente bisogno di fisioterapia”.
Ma l’anziana ne fruì per poco tempo: nello scorso aprile l’anziana purtroppo morì. Per inciso, singolare è il colloquio che ci riferisce la signora: il fisioterapista gli chiese “come aveva fatto ad arrivare al ‘grande capo’ per ottenere la visita”; lei rispose che aveva solo minacciato proteste eclatanti, ma la sibillina affermazione gli fece pensare ad un sistema poco trasparente di gestione di tali essenziali assistenze.
Non solo: le due sedie attrezzate della ASL di Isernia di cui alle foto, dopo oltre un anno, ancora giacciono inutilizzate in un capannone di una borgata di Isernia ! A fronte di anziani disabili a cui vengono negate ! Un delitto sociale, oltre che un danno erariale.
Se questo accade agli anziani che, fortunatamente, hanno ancora familiari che vi provvedono, cosa accade a quelli che non hanno più nessuno ? La collettività può mai abbandonare a se stessi gli anziani tanto più se disabili ? E soprattutto ritorna la dimensione di classe: se sei benestante ti puoi salvare, se hai una modesta pensione come fai in questo far west sanitario ?
Pretendiamo che le istanze degli anziani disabili vengano immediatamente esaudite con l’attivazione delle fisioterapie nella misura necessaria, e che venga pianificato IN TUTTA LA REGIONE tale fabbisogno con la dotazione del personale necessario, sotto un controllo democratico degli utenti. Basta con questo far west.
D’altro lato ogni rivendicazione locale ed immediata deve unirsi sempre ad una lotta più generale: rovesciare le politiche nazionali e locali dominanti: annulliamo il debito pubblico non dovuto ai banchieri e le regalie alle varie cricche capitalistiche ed ai loro politici, liberiamo queste risorse per le esigenze della collettività, a partire da quelle sanitarie e dagli anziani più bisognevoli di cure.
E’ vero, sarebbe la rivoluzione sociale: ma se la popolazione la vuole e si ribella, tutto questo sarebbe possibile. Noi continueremo a lavorare per creare questa coscienza.

Il Coordinatore PCL Tiziano Di Clemente

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