Sanità/M5S: il problema non è nei decreti ma nella mancanza di programmazione

Abbiamo partecipato con estrema attenzione all’incontro organizzato dai sindaci basso molisani a Termoli, per affrontare i limiti della nostra sanità. C’è chi, strumentalmente, vuole far passare l’idea che i mali della sanità molisana stiano nel famigerato Decreto Balduzzi. Decreto in revisione da tempo, almeno dal 2019, con il Patto per la salute. Ma nessun decreto può puntare a smantellare la sanità di un territorio.

La responsabilità del peggioramento dei servizi offerti ai cittadini è di chi è chiamato a programmare gli interventi: Asrem, Regione e Commisario. La programmazione deve partire dall’ascolto delle istanze territoriali, che vanno messe a sistema per potenziare l’offerta sanitaria complessiva, superando inutili campanilismi e steccati politici. ‘In quest’ottica – sottolinea il portavoce alla Camera, Antonio Federico – ho iniziato una lunga e seria interlocuzione con la Conferenza dei sindaci.

E ai tavoli della Conferenza delle Regioni stiamo ragionando sulle diverse criticità, come il superamento del limite di 500 parti per i punti nascita’. Ora Toma ha annunciato ai sindaci ben 13 Case della salute, mentre nelle bozze del Dm71 se ne prevede una ogni 50.000 abitanti. Segno che la sua idea di programmazione sanitaria risponde più a promesse ‘campanilistiche’ che ad una visione d’insieme. ‘Del resto – aggiunge Vittorio Nola – lo stiamo vedendo anche a Venafro e Isernia, dove si portano avanti trattative separate per le due strutture sanitarie.

In basso Molise non si deve commettere lo stesso errore: Termoli e Larino devono ragionare come vero distretto integrato’. Ma i piani per la riorganizzazione sanitaria devono essere realistici e guardare al Molise come un tutt’uno. ‘Abbiamo il vantaggio organizzativo di avere una sola azienda sanitaria – aggiunge Andrea Greco – dovremmo fare sistema. Per determinati servizi, ad esempio, potremmo organizzare staff itineranti, specializzati ed efficienti. Ma prima di andare a Roma a battere i pugni, come si dice per fare rumore, bisogna fare i compiti a casa. Dal 2014 i ministeri ci chiedono di rimodulare i budget per i privati convenzionati. Ci sono poi appalti scaduti da decenni e i concorsi bloccati, che durano anche 18 mesi. È chiaro che, mentre in Regione perdono tempo, i medici trovano impiego altrove’. 

Per tutelare il territorio ci vuole condivisione. ‘Occorre confrontarsi sulla base di un documento programmatico per pianificare un’azione unitaria. Soprattutto – sottolinea Patrizia Manzo – occorre essere tempestivamente aggiornati su quanto sta accadendo per il Dm 71, perché si rischia di perdere anche ciò che già abbiamo. Il Balduzzi, preso alla lettera, imporrebbe a Termoli un ospedale di base, tuttavia il vecchio Pos affidava al San Timoteo specialistiche proprie di un Dea di I livello. Che rischiano di rimanere sulla carta di un vecchio documento’.

Ma il confronto, attualmente, c’è solo dal basso, con i sindaci. Toma ha illustrato le schede dell’assistenza sanitaria, in attuazione del Pnrr, ma nulla dice sulla programmazione. ‘Invece, con un ritmo di 10 milioni di euro in più di esternalizzazioni ogni triennio – conclude Fontana – togliamo risorse alla sanità pubblica e alimentiamo l’esodo dei molisani verso strutture di fuori regione’. I portavoce hanno chiesto al presidente della Provincia, Francesco Roberti, di far diventare questi tavoli di confronto un appuntamento fisso, magari coinvolgendo il presidente- commissario, colpevolmente assente.

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