Quanto influiscono gli spot e le convention politiche sulle decisioni dell’elettore?

Qualora ci sia ancora qualcuno che voglia prestare attenzione alle questioni politiche vorremo soffermarci su quello che sta accadendo in questi giorni in città come del resto sul resto del territorio. E’ cosa oramai acclarata che il 22 aprile siamo chiamati alle urne per rinnovare i vertici della Regione Molise. Organismo che, nel bene e nel male ci rappresenta, anche se rappresentanze simili per la stragrande maggioranza dei cittadini sono la negazione della politica. Dicevamo, vorremo soffermarci con voi per fare qualche piccola considerazione, la quale, come sempre, non deve essere presa come la fustigazione alle “anime prave” come le definirebbe il padre della lingua italiana. Considerazioni che nascono inevitabilmente dalla curiosità che si registra per capire chi e quali sono le persone che per i futuri cinque anni porteranno la nave “Molise” in porto. Un’attesa che non si è fatta attendere, tant’è che sui social-network sono iniziati a comparire i primi volti che preannunciano convention elettorali. Volti che invitano a firmare, discutere e confrontarsi per affinare gli eventuali programmi che, ci auguriamo, daranno un significato all’azione politica. Fin qui nulla di strano, perché l’Italia secondo i dettami di legge è altamente garantista in materia di espressione di parola e di pensiero e soprattutto di propaganda elettorale e non. La cosa che incuriosisce invece, è il tempismo con cui sono iniziate “le ostilità”. Liste che delineano la griglia dei partecipanti alla competizione elettorale. Siccome, siamo curiosi di conoscere cosa si cela realmente dietro la vexata quaestio delle elezioni, ancora una volta ricorriamo alla cultura e ai ricordi del periodo scolastico, quando si facevano le gite d’istruzione. Gite che avevano tra le tante mete gli scavi di Pompei. Luogo straordinario che, nella fissità della morte e dell’orrore, ha lasciato una traccia indelebile nella storia. Un’impronta che ci riporta alla notte del 21 agosto dell’79 A.C. quando il Vesuvio seppellì con un mare di lava, ceneri e lapilli quella che era una delle città più prolifiche dell’impero romano. Comunità che si apprestava, ad andare al voto per eleggere i propri rappresentanti e che, nonostante sono passati, oltre 2500 anni, da le spiegazioni a quanto accade oggi quando si è chiamati alle urne. Tra le varie tappe che caratterizzano il tour della città che diede i natali a Poppea, moglie di Nerone, almeno questo è quello che è riportato negli annali e le cronache del tempo, c’è né una che lascia esterrefatti, ci riferiamo a quella che conduce in via dell’Abbondanza, cuore pulsante della comunità romana. Luogo che permette al visitatore di poter leggere sui muri, scritte che gli archeologi e gli studiosi hanno definito l’archetipo della propaganda politica. Scritte che sicuramente attraevano i cittadini dell’urbe campana soprattutto perché erano la sintesi dei vari incontri che i candidati effettuavano sia nel foro e sia nei termopoli, proprio come accade oggi. E poi c’è chi dice che il vetusto non aiuta il presente. Cosa che, sotto certi aspetti, affascina e che cercheremo di sintetizzare con una domanda: E’ proprio necessario mettere su un battage propagandistico simile pur di essere premiati dall’elettore? A voi la risposta: perché noi non sappiamo darla; anzi lo sappiamo ma preferiamo tenercela per noi per non suscitare né ire, né ilarità.

Massimo Dalla Torre

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