“Quando gli asini litigano i barili si rompono”

di Massimo Dalla Torre

Non è nostro costume riproporre vecchi articoli, ma le ultime vicende della politica locale lo impongono. Necessità che ancora una volta ci fa scrivere su quanto sta accadendo nei palazzi della politica molisana. La quale, è scossa da movimenti tellurici, causati non solo dalle neo formazioni che per cinque anni governeranno il Molise – leggasi querelle ai vertici del partito di maggioranza dove si chiede lealtà e rispetto dei patti pre elettorali – ma anche dalle opposizioni che preannunciano che saranno vigili ed intransigenti sull’operato dell’Assise di via IV Novembre; a tal riguardo qualcuno ha detto: il buongiorno si vede dal mattino a questo punto lasciatecelo scrivere: eh che mattino!!! Scosse che registrano picchi altissimi nelle scale telluriche, anche se gli osservatori delle azioni di partito assicurano che sono di lieve entità; speriamo non lasciano il segno aggiungiamo noi. Dicevamo movimenti tellurici che, se non dovessero placarsi, ci auguriamo di si per il bene del Molise e dei Molisani, causerebbero ancora più disorientamento e sconcerto. Assistere a “baruffe chiozzotte” simili come le definirebbe Carlo Goldoni, pone una serie di domande, cui si devono dare risposte certe, che indichino definitivamente la strada da percorrere se si vuole arrivare al traguardo prefissato. Risposte che urgono, perché al punto in cui siamo, le chiacchiere che, un detto popolare dice che “se le porta via il vento”, stanno a zero. Abbiamo voluto rimarcare queste cose, anche se ci piacerebbe scrivere di altro, giacché le emergenze nel Molise, non mancano, ecco perché da più parti riecheggia il fil-rouge che caratterizza i “canti Carnascialeschi” del Magnifico“…del diman non c’è certezza”. Cosa assolutamente non accettabile, ma è la sacro santa verità; purtroppo; il titolo è esaustivo. Un titolo preso in prestito dal vernacolo, saggezza dei popoli, da non giudicare né offensivo, né lesivo all’immagine di chi si appresta a governare la ventesima regione dello stivale. Un titolo che, allegoricamente evidenzia che, per la “richiesta di primo genitura”, cerchiamo di addolcire la pillola, che sappiamo amara, anzi amarissima, non vorremo che faccia perdere gli obiettivi da perseguire. I quali, si spera, possano portare il tanto atteso cambiamento che fino a questo momento è alla stregua dell’araba fenice, ossia si sa che esiste ma nessuno l’ha mai vista. Un cambiamento che mandi definitivamente in pensione l’obsoleto modo di fare politica. Il quale, deve mirare al massimo per ottenere un risultato che dia l’ossigeno necessario al rilancio del Molise. Un rilancio in cui i sotterfugi, gli accordi collaterali, gli sgambetti, il cambio di casacca, la creazione di nuove formazioni politiche siano banditi. Un rilancio che soprattutto non avvalori la frase, pronunciata dallo scomparso senatore Andreotti “Il potere logora chi non l’ha”; anche se da noi chi l’ha dimostra limitatissima capacità di azione poiché le cosiddette teste pensanti sono numerose e si sa che dove ci sono molti galli non fa mai giorno.

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