di Stefano Manocchio
(seconda parte)
Abbiamo visto come nel centro destra la ‘questione’ della candidatura alle prossime elezioni regionali nel ruolo di presidente della Giunta regionale del Molise non possa prescindere dalla domanda se Donato Toma sia della partita o meno. L’unico a far sapere il proprio pensiero è stato il coordinatore regionale della Lega, Michele Marone che dopo aver espresso il veto ha anche precisato che la decisione naturalmente dovrà essere collegiale ed a quella si rimetterà. Abbiamo anche visto che in Lombardia dalla coalizione verrebbe riproposto Fontana e in Friuli Venezia Giulia Fedriga ed in queste due regioni si voterà presumibilmente nei giorni 11 e 12 febbraio 2023, mentre nel Lazio la candidatura dovrebbe spettare a Fratelli d’Italia e nel Molise a Forza Italia, partito all’interno del quale Toma dovrebbe avere credito, si dice, per i frequenti incontri istituzionali con gli esponenti nazionali
Ma le elezioni si tengono in Molise e non si potrà fare a meno di trovare l’accordo anche e soprattutto con i leader locali. Il compito della coordinatrice regionale, Annaelsa Tartaglione non è facile, perché mai come in questo momento si sono registrate distanze politiche tra Toma e il partito ‘azzurro’ nella sua rappresentanza regionale, anche se di fatto non c’è mai stata presa di distanze in forma esplicita. I ‘rumors’ parlano di un’assenza di dialogo con una delle due anime dei ‘forzisti’ anche se poi di fatto le anime sarebbero tre, perché anche il partito ‘Progetto Molise’ altro non è che una costola di Forza Italia che prosegue il cammino con una rappresentanza propria e forse adesso neanche troppo omogenea.
Toma si sarebbe insinuato in alcuni ambienti interni al partito e ne avrebbe avversi invece altri e il ‘terzo ramo’ potrebbe essere decisivo nelle scelte, che poi comunque dovrebbero avere il ‘placet’ del livello nazionale. Ma non basta. Starebbe per prendere corpo ancora una volta l’ipotesi di un politico ‘non di professione’ come figura chiave; ma non sarebbe più un tecnico, almeno secondo le voci di salotto o di corridoio a seconda delle preferenze. Un esponente della società civile quasi avulso dalla politica istituzionale, un uomo di area al momento difficilmente identificabile. Sembra ‘l’imitazione’ del discorso che sta portando avanti, però nel centro sinistra, un volto nuovo ma già affermato nella politica pentra: Federica Vinci, vicesindaco isernino ma anche esponente importante del movimento paneuropeo Volt. In quel caso si spinge per il giornalista Domenico Iannacone, avendo però il parere contrario sia del segretario regionale del PD, Vittorino Facciolla, che della capogruppo dello stesso partito a Palazzo D’Aimmo, Micaela Fanelli. I due infatti, con distinguo e posizioni differenziate, comunque prediligono un candidato ed amministratore esperto alla guida della loro coalizione,
Torniamo al centro destra; una sorta di equità territoriale metterebbe come secondo paletto nell’identikit del leader il fatto di essere esponente della provincia isernina. Sono ancora pochi gli elementi per capire chi possa essere il papabile, ma automaticamente comunque escluderebbero proprio il leader di una componente di Forza Italia, o, meglio, l’esponente della società civile da questo proposto. A questo punto si ricorrerebbe alla decisione tutta romana e in quella sede ognuno andrebbe a giocare le carte in suo possesso.
Il cammino che porta alla decisione finale è ancora lungo e pieno di insidie; noi seguiremo gli eventi e li commenteremo, come sempre. (fine)