Politica/ Elezioni regionali, il PD verso la spaccatura

di Stefano Manocchio

Partiamo subito da un esempio pratico: il segretario nazionale del PD, Enrico Letta detta le regole che porteranno al congresso nazionale, pomposamente definito ‘costituente’: ma una di queste regole non sembra piacere alla dirigenza regionale, che sta pensando ‘quasi quasi’ di fare diversamente. Ci riferiamo alla decisione di non tenere congressi regionali, ma di arrivare direttamente a quello nazionale; la direttiva dovrebbe essere chiara, eppure in Molise i due esponenti principali della politica ‘piddina’, il segretario regionale Vittorino Facciolla e il capogruppo alla Regione, Micaela Fanelli discutono sulla possibilità di farlo tenere, peraltro partendo da posizioni diverse e distanti. Tralasciamo, poi, le precisazioni certosine sulla presunta incompatibilità del presidente Toma nella carica di commissario e in quella strettamente ‘politica’, perché due persone dello stesso partito che pubblicano dei distinguo a tutto fanno pensare tranne che ad unità d’intenti politici nell’aula consiliare. Il ‘vecchio’ PCI a questo punto avrebbe già preparato la ‘reprimenda’; ma quelli erano altri tempi e la politica oggi è di gran lunga ‘ammorbidita’. Non è neanche questo il problema quanto una sensazione, che aleggia nel i corridoi della politica molisana, di una sorta di attesa della spaccatura politica in arrivo; nel partito non ci sono due o più correnti politiche, nel senso tradizionale del termine, ma varie posizioni, ognuna indisponibile a cedere il passo in vista delle prossime elezioni regionali.

Non è un mistero per nessuno che Facciolla e Fanelli siano entrambi aspiranti alla poltrona di candidato a presidente della Giunta regionale tra le fila del centro sinistra e che in tal guisa aprano il discorso ai Cinque Stelle (Facciolla in verità probabilmente anche ai centristi di ambo gli schieramenti) per invitarli alla festa; ma i Cinque Stelle, senza rinunciare a priori, nicchiano, perché hanno visto che correndo da soli ottengono risultati forse più soddisfacenti. Ma non escludono ovviamente l’ipotesi. Il quadro è orientato verso la frantumazione, come preludio delle scelte che l’aggregazione vorrà fare, nella consapevolezza che senza il campo non largo, ma almeno ‘medio’ (PD+ Movimento 5 Stelle) non si andrà da nessuna parte, soprattutto adesso che il vento di centro destra aleggia forte in Molise.

Ma non basta. Prende piede proprio nei pentastellati l’idea che l’eventuale vertice comune tra i due partiti non debba necessariamente portare ad una presidenza piddina: che faranno a questo punto Facciolale Fanelli? In ultimo c’è da considerare l’arcipelago di sigle ‘minori’ della sinistra ed i gruppi rappresentati da quelli che sono usciti fuori dalla politica attiva, almeno come rappresentanza, in particolare gli ex-Dem (gruppo Ruta), ma anche i vari Massa, D’Ambrosio e gli altri a seguire. Il tutto a generare una situazione che nel migliore dei casi è caratterizzata da indecisione e preoccupazione per il futuro.

Se Sparta piange Atene non ride: anche nel centro destra il clima è tutt’altro che allegro. Ne parleremo in seguito.

Commenti Facebook