La parità di genere ? Palla al centro…..

Da Giuditta Lembo riceviamo e pubblichiamo

L’Istat ha pubblicato i nuovi dati riguardanti l’occupazione sottolineando che la crescita dell’occupazione interessa tutte le classi di età ad eccezione delle 35-49enni donne. L’aumento maggiore si stima per i giovani 25-34enni (+0,9 punti percentuali) ed è dovuta interamente alla componente maschile mentre per le donne, dopo l’aumento dei mesi precedenti, si registra un calo. Se è vero che si evince un incremento degli occupati, si tratta però  soprattutto di contratti a termine. Attraverso la disamina dei dati dell’Istat, la Consigliera di Parità della Provincia di Campobasso e Autorità per i diritti e le pari opportunità della Regione Molise Giuditta Lembo, introduce la sua riflessione sull’attuale contesto relativo al mercato del Lavoro che penalizza ancora la componente femminile. Secondo l’ILO (International ​Labour Organization) la crisi economica internazionale ha avuto pesanti ripercussioni sulle categorie più deboli del mercato del lavoro, e tra queste  proprio sulle donne, acuendo il divario non solo occupazionale ma salariale e retributivo, e quindi pensionistico nonchè di carriera già penalizzato da insufficienti, inefficaci e frammentarie politiche di conciliazione vita familiare e lavorativa. Non a caso – sottolinea Giuditta Lembo – le stesse Istituzioni europee hanno verificato, che, nonostante un notevole proliferare di norme, a partire da Pechino ‘95, si sta assistendo paradossalmente ad un peggioramento delle condizioni di parità di genere con un conseguente aumento delle discriminazioni in ambito lavorativo. Garantire pari opportunità nel mercato del lavoro significa soprattutto combattere ogni forma di discriminazione basata sul genere. In un contesto come quello italiano, caratterizzato infatti ancora da bassi livelli di partecipazione delle donne nel mercato del lavoro, da differenze di retribuzione a sfavore della componente femminile, e non solo; pertanto, il monitoraggio, la promozione e il sostegno alle pari opportunità diventano, in questo momento storico, davvero strategici. Una riflessione- continua la Lembo – merita oggi la struttura del ”lavoro invisibile” come archetipo dell’architettura della quotidianità contemporanea. Laddove con la locuzione di lavoro invisibile si vuole individuare il lavoro svolto dalle casalinghe, dai pilastri delle famiglie, sempre pronte a tenere in piedi lo stato sociale, ad inventare strategie di bilanci economici, di conciliazione dei tempi di lavoro domestico e non, perché a prescindere dall’essere o meno delle professioniste, delle operaie o delle impiegate, si è sempre donne di casa, artiste nel  creare reti di condivisione e di cura. L’ economia stessa è salvata dalle casalinghe che sono le manager delle famiglie! Se il lavoro familiare fosse calcolato nella contabilità nazionale si scoprirebbe che è il vero motore dell’economia nazionale, la produzione ombra che nessuno paga o non vuole pagare perché c’è resistenza a riconoscerlo come tale ed è il settore in cui più di ogni altro si evidenzia la disparità economico e sociale di genere. Il 7 marzo scorso, il Comitato dei Ministri ha adottato la nuova Strategia del Consiglio d’Europa per la parità tra donne e uomini 2018-2023. L’obiettivo generale della nuova Strategia è raggiungere l’effettiva realizzazione dell’uguaglianza di genere negli Stati membri del Consiglio d’Europa attraverso l’attuazione degli strumenti esistenti e il rafforzamento di quelli messi in atto dall’Organizzazione nel settore dell’uguaglianza di genere sotto la guida della stessa Commissione per l’uguaglianza di genere. La Strategia sarà lanciata durante la conferenza “Verso un’uguaglianza di genere”, organizzata dalla Presidenza danese del Comitato dei Ministri, proprio in questi giorni a Copenaghen. L‘attenzione per il periodo 2018-2023 è dedicata a sei aree strategiche:
1) Prevenire e combattere gli stereotipi basati sul genere e il sessismo.
2) Prevenire e combattere la violenza contro le donne e la violenza domestica.
3)Garantire alle donne equo accesso alla giustizia.
4) Raggiungere una partecipazione equilibrata di donne e uomini nei processi decisionali politici e pubblici.
5) Proteggere i diritti delle donne e delle ragazze migranti, rifugiate e richiedenti asilo.
6) Raggiungere il mainstreaming di genere in tutte le politiche e misure.

Si tratta delle priorità già identificate nella strategia 2014-2017, con l’aggiunta della novità relativa ai diritti delle donne migranti. Si tratta di temi –afferma Giuditta Lembo- alla cui tutela sono preposte figure istituzionali e organismi che soffrono la disattenzione e l’indifferenza o la superficialità della politica, temi più volte richiamati negli slogan di campagne elettorali, trattati limitatamente in occasione di ricorrenze come quella dell’8 marzo o del 25 novembre, tante parole a cui spesso non seguono azioni comuni e integrate e in maniera continuata, interventi  finanziati con risorse inadeguate. Allora – precisa la Lembo- il problema è duplice: “da un lato la scarsa considerazione degli Organismi istituzionali preposti alla tutela e alla promozione della parità, pari opportunità e uguaglianza di genere, data ad iniziare dalla scarsità di risorse messe a loro disposizione, dall’altro, la non sempre sinergia tra le stesse e, anche se in maniera limitata, la non sempre rispondente competenza tra i requisiti richiesti dal ruolo ricoperto e quella effettiva del professionista o della professionista incaricati. Per quanto riguarda il proliferare della normativa a riguardo, è perfetta nell’enunciazione dei principi ma non supportata da adeguato controllo sulla non rispondente applicazione e su come addirittura sia raggirata da altri meccanismi e atteggiamenti comprovanti una resistenza culturale alla parità di genere e all’abbattimento degli stereotipi. Ad esempio non credo possa convincere l’equazione: quote rosa o doppia preferenza = pari opportunità. In linea teorica si  potrebbe pensare che le quote rosa e la doppia preferenza siano, ipso facto, pari opportunità. Nei fatti invece questa equazione viene annullata a svantaggio di chi quelle pari opportunità le merita. La classe politica maschile ha dimostrato non sempre di eccellere nell’assolvere ai propri doveri ma non si è neppure così sciocche da pensare che se sostituissimo Mario con Maria ne guadagneremmo in pari opportunità solo perché ci avremmo messo la a” finale. Il problema, per gli uomini come per le donne, è la selezione della classe dirigente, indipendentemente dal cromosoma x o y.  Sembrerebbe, secondo alcune riviste femministe, che ci sia la tendenza, laddove il genere femminile è d’obbligo per quota, a preferire non le migliori o le competenti o le appassionate, ma le più fidate che non sempre coincide con le più meritevoli o competenti e che spesso ci sono donne elette che in realtà sono un “cappello” messo sulla poltrona perché rappresentano il “vero portatore di voti” che per lo più è un parente. In un momento come quello che stiamo vivendo di declino della politica, questa affermazione può essere generalizzata anche in riferimento agli uomini! Le vere pari opportunità sono quelle in base alle quali se sei donna e non hai un parente, un socio, un amico del marito o del papà, un capo, ma hai un’idea tua, personale, hai le competenze e la passione, l’impegno e tutto il resto, puoi avere la stessa occasione del peggiore dei candidati uomini per emergere. Inoltre un uomo o una donna che fanno una politica scadente sono uguali e pertanto non è condivisibile dare una chance in più alla donna in quanto tale.  Certamente è d’obbligo non  fare di tutta l’erba un fascio e  per fortuna ci sono decine e decine di elette e di eletti che meritano, ma purtroppo aldilà di queste considerazioni, sembra che siano ancora gli uomini a decidere sul futuro delle donne e  ciò accadrà fino a quando le donne lo consentiranno perché arrendevoli e rassegnate invece di convincersi che non serve contrastare il genere maschile per emergere ma ognuna nel proprio contesto costruire alleanze soprattutto con le altre donne perché la coesione femminile è una delle armi vincenti. In questo modo non serviranno quote, riserve di posti destinate per lo più a mortificare il genere femminile! L’errore più grande è lasciare il pallino della selezione della classe dirigente nelle mani di pochi che hanno paura di far crescere altri consentendo di utilizzare in maniera distorta gli strumenti ottimi che il legislatore ha messo a disposizione per abbattere le barriere architettoniche mentali e di costume. Queste condizioni attuali, per dirla con un esempio, ci consentono di giocare la partita delle pari opportunità e della parità di genere con lo schieramento di una squadra femminile di giocatrici bendate, con una gamba legata contro una squadra maschile di serie A che si è comprata l’arbitro e si è pure appropriata scorrettamente della palla. Non si vincerà mai il finto campionato delle pari opportunità e della parità di genere!

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