Riceviamo e pubblichiamo
Carissimo segretario
ho letto con attenzione ed interesse la tua lettera agli iscritti di Sinistra Italiana del 13 novembre, che trovo largamente condivisibile. A mia volta ti scrivo questa lettera aperta perché tu abbia consapevolezza e contezza che nel territorio, almeno nel nostro, la direzione di marcia e, soprattutto, la logica ed il metodo dei gruppi dirigenti di Sinistra Italiana vanno nel senso opposto a quello che tu indichi e rivendichi.
Non mi soffermo, perché condivido integralmente, l’analisi che fai quando affermi che “tutte le scelte politiche fatte (relative ai problemi riguardanti la povertà, disuguaglianze, mancanza di diritti, mancanza di lavoro, di reddito, di opportunità, scarsa qualità del sistema della formazione, tagli alla sanità, tagli alla tutela dell’ambiente e del territorio) portano responsabilità ben precise, dal centro-destra al centro-sinistra, ma su cui non è mai stata prodotta alcun tipo di analisi cruda e vera nel PD” o quando sostieni “tocca a noi avanzare proposte alternative, diverse”.
Vorrei soffermarmi, invece, sul metodo che tu indichi e che, peraltro, mi convince ma, evidentemente, non convince i dirigenti territoriali. Almeno quelli molisani. Spero solo quelli.
Tu sostieni “siamo arrivati, condividendo il percorso con preziosi compagni di strada incontrati dapprima al teatro Brancaccio e poi in molte piazze e sale disseminate per tante città d’Italia, lì dove nessuno pensava che saremmo arrivati. Abbiamo seguito le indicazioni dei nostri iscritti e ho personalmente lavorato giorni e giorni. Nel lavoro delle prossime settimane (quelle ormai trascorse n.d.a.) abbiamo due compiti fondamentali: da un lato garantire il massimo della radicalità delle proposte politiche….dall’altro, preoccuparci del massimo della apertura e della partecipazione ai processi decisionali che coinvolgeranno tutte e tutti noi, per produrre una proposta politica innovativa nel metodo, nella forma e nei profili che dovranno incarnarla”.
Vedi Nicola, con una punta di scetticismo, ma anche con la speranza e la passione di chi ha militato per oltre un quarantennio nella sinistra, e vorrebbe continuare a farlo, mi sono iscritto a S.I. a marzo del 2015. L’ho fatto perché non mi volevo, e non mi vorrei, rassegnare alla ineluttabilità della marginalizzazione o della scomparsa della sinistra proprio nella fase in cui è del tutto evidente che “il liberismo selvaggio ha impoverito il pianeta, aumentato a dismisura le disuguaglianze e concentrato potere e ricchezza nelle mani di pochi”.
Ad aprile di quest’anno si è tenuto il congresso provinciale di Campobasso di SI e sono stato eletto nella direzione. Da allora il Partito non ha sviluppato alcuna iniziativa pubblica, alcun incontro con gli iscritti. Nonostante la delicatissima fase che stiamo vivendo e le importanti decisioni da assumere, a primavera si terranno anche le elezioni regionali, la direzione provinciale di Campobasso non è mai stata convocata. Nemmeno per eleggere la segreteria di federazione. La settimana scorsa c’è stata la nascita di “ Liberi e Uguali”. La direzione provinciale non ne ha mai discusso. Così come non ha mai discusso della partecipazione ad Ulivo 2.0.
Da sempre, inutilmente, ho chiamato la sinistra “alla responsabilità, alla capacità di guardare oltre noi stessi, alla necessità di costruire mediazioni che permettano di superare gli scogli facendo passi avanti, senza innescare le logiche di iper-frammentazione”. Eppure molti di quei sordi oggi vorrebbero guidare il rilancio della sinistra, dopo averla infangata, distrutta.
Sono convinto che tu continuerai “a fare tutti gli sforzi possibili per tentare di coinvolgere tutti i soggetti in campo, che avevano e continueranno ad avere le informazioni necessarie per partecipare alle discussioni”. Ma sono certo che sono ancora troppi coloro che lavorano testardamente perché la nostra proposta politica sia innanzitutto utile a loro, a pezzi di gruppo dirigente non “al giovane disoccupato e a quello che non ha i soldi per continuare a studiare, alla vita di quei 12 milioni che non possono più curarsi, chi no ha un tetto ed è costretto a mettersi nelle mani della criminalità”, compresa quella politica.
Ho ritenuto necessario metterti al corrente di quanto succede in un territorio dimenticato da Dio e dagli uomini perché tu possa avere contezza di quali ostacoli, invisibili, incontrerai e di quanto sia duro e difficile non solo sconfiggere gli avversari esterni al partito ma soprattutto quelle logiche interne che hanno portato tantissimi ad individuare la sinistra come innaturale elemento di conservazione e la politica quale strumento per risolvere i propri problemi, non quelli della società.
Con stima, un saluto ed auguri di buon lavoro.
Domenico Di Lisa
Componente della direzione provinciale di SI di Campobasso