Cancellazione del Molise. Iorio: flebile e imbarazzata la posizione di Frattura

Le anticipazioni fatte dal giornalista Sergio Rizzo su un piano più o meno politico o più o meno ragionieristico, riguardanti la cancellazione dell’autonomia del Molise, debbono destare in tutti i molisani grande preoccupazione. Esse sono la concretizzazione di un’idea che gira da tempo negli ambienti governativi di sinistra già espressa dal Vice Ministro all’economia dell’allora governo Letta, Stefano Fassina, dall’attuale Sottosegretario Giovanni Legnini e portata avanti da sempre da Antonio Di Pietro. Non si può che rispedire al mittente questa impostazione semplicistica e superficiale. Una posizione sostenuta anche da grandi giornali nazionali che riducono la storia millenaria di un territorio, le lotte condotte da un’illuminata classe politica e il contributo dato da centinaia di migliaia di emigrati molisani in tutto il mondo, ad un piccolo e vuoto ragionamento di grandi numeri, di costi, di burocrazia.

Quella che si delinea negli ambienti  governativi è, evidentemente, una visione superficiale, retorica  e ingiustificata, e deve trovare una risposta ferma, coerente e decisa da parte dell’intera società molisana  e dalle sue istituzioni. Prima di tutto dobbiamo rifiutare  ogni valutazione economicistica e contabile di un bene prezioso e straordinario quale e l’autonomia di un territorio nel poter  scrivere il proprio futuro attraverso l’autonoma programmazione del domani.

Molto flebile e imbarazzata è stata a riguardo la posizione di Frattura nel rigettare queste idee di soppressioni. Le argomentazioni non possono essere sostanziate  solo dal risparmio di alcuni milioni di euro delle spese generali dell’ente regione e dalla riduzione di qualche dirigente. Qui non si tratta di sopprimere l’ennesimo ente inutile, qui si tratta di mettere in discussione il diritto dei molisani a decidere cosa fare del proprio mare, delle proprie colline, dei tanti centri abitati e borghi storici che caratterizzano il loro territorio, del loro sistema economico produttivo da difendere e promuovere, magari riorganizzandolo in maniera da affrontare le sfide dei mercati.

Ridurre le spese  va bene, ma ridurre il diritto a scrivere le pagine della propria storia proprio no. Non è l’autonomia del Molise ad aver creato il debito pubblico italiano, non è la Regione Molise che genera difficoltà al sistema industriale e produttivo nazionale impedendogli di superare la crisi e  fermare la quotidiana emorragia di disoccupati e di chiusure di attività.

Dobbiamo rispondere con forza, coraggio e unità. In tal senso mi farò promotore di un’iniziativa politico-culturale che chiamerà a raccolta tutti, politici, forze sociali, rappresentanti dell’economia e della cultura di questa regione per cercare insieme di mettere a punto una resistenza ad un attacco ingiusto e non democratico all’autonomia di questo nostro amato territorio.

Presenterò, infatti, entro fine mese, un’associazione che sarà aperta al contributo e all’impegno di tutti per rompere questo velo di rassegnazione e per sostituire a questo atteggiamento di retroguardia di un’importante parte della classe politica regionale, una risposta appassionata, ragionata e coerente con i principi scritti chiaramente nella Costituzione italiana.

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