Tari, in cinque anni la tassa sui rifiuti è aumentata del 55%

La tassa sui rifiuti è aumentata tra il 2010 e il 2015 del 55%, nello stesso periodo però la quantità di immondizia prodotta è diminuita dell’11%. Quest’anno l’imposta crescerà ancora
di Gabriele Principato www.corriere.it

Spazzatura quanto ci costi. Nonostante la produzione di immondizia in Italia sia diminuita dell’11% tra il 2010 e il 2015, la tassa sui rifiuti (prima Tares e adesso Tari) nello stesso periodo è cresciuta del 55%, 3 miliardi di euro. Il dato emerge da uno studio della Confcommercio pubblicato a inizio anno. Dal 2008 a oggi, secondo un’indagine di Confesercenti, l’aumento stato del 100%.

Penalizzato il terziario

Gli aumenti maggiori della tassa sui rifiuti negli ultimi cinque anni — secondo lao studio della Confcommercio — hanno interessato gli ortofrutta, le pizzerie, le discoteche (+ 600%) e i ristoranti (+500%). La ricerca evidenzia inoltre in italia grandi divari territoriali: a parità di livelli qualitativi del servizio, in alcuni casi la spesa per la gestione dei rifiuti ha valori significativamente differenti persino tra Comuni vicini, con picchi che sfiorano il 900%. Ancora più anomali i divari di costo, sempre a parità di condizioni, tra medesime categorie economiche: per un albergo di mille metri quadri lo scostamento arriva al 983%, passando da un minimo di 1.200 euro a un massimo di 13mila euro. Situazione simile per un ristorante di 180 metri quadri: si parte dai 500 euro l’anno per arrivare a quasi 10mila euro, più 1.900%. Anche prendendo ad esempio un negozio di calzature di 50 metri quadri la situazione non cambia, il divario registrato è del 677% con variazioni da un minimo di 90 euro a quasi 700 euro l’anno.

L’inefficienza a causa degli aumenti

Secondo la Confcommercio la causa dell’aumento dell’imposta va cercata soprattutto nell’inefficienza dei Comuni: nel 2015 ha prodotto un mancato risparmio di 1,3 miliardi di euro, cifra che avrebbe potuto essere utilizzata per ridurre il costo del servizio e quindi della tariffazione. Il 62% dei Comuni capoluogo di provincia — spiega lo studio — ha speso per la gestione dei rifiuti più del proprio fabbisogno, offrendo però livelli di servizio e prestazioni inferiori. Non mancano comunque esempi positivi come la città di Fermo, dove la gestione dei rifiuti ha una spesa per abitante di 86 euro e circa il 52% di risparmi. In fondo alla classifica c’è invece Brindisi, che lo scorso anno ha speso 308 euro a cittadino, il 97,54% in più rispetto al fabbisogno standard.

Nel 2015 raccolti 8,7 miliardi

Nel 2015 la cifra riscossa dallo Stato attraverso la Tari è stata di 8,7 miliardi di euro. Il 9,7% in più rispetto all’anno precedente. In Italia gli aumenti maggiori sono avvenuti nelle regioni del Centro (+15,8%) e al Sud (+10,5%). Nel Nord Ovest la crescita è stata dell’8,7%, al Nord Est del 5,9% e nelle Isole (Sicilia e Sardegna) del +2,9%.

In crescita anche nel 2016

Nel 2016 la tassa aumenta ancora. Secondo lo studio annuale dell’Osservatorio Nazionale della Federconsumatori sui costi relativi al mantenimento di una casa (un appartamento-tipo, di 90 mq in una zona semicentrale di una grande area metropolitana), il 2016 segnerà una variazione mensile rispetto allo scorso anno pari al più +4%.

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