Volto dell’uomo, volto di Dio il convegno presso l’Eremo di Sant’Egidio a Frosolone

L’arte per arrivare a Dio, per incontrare la propria anima ed elevarsi. Il cammino della Chiesa nei secoli è stato fatto proprio da Padre Luciano Proietti, eremita francescano rettore  dell’Eremo di Sant’ Egidio, sull’Altipiano molisano verso Colle dell’Orso di Frosolone (Isernia), 1050 metri s.l.m. E così, a 450 anni dalla morte di Michelangelo, in un paesaggio incantevole di rocce e cielo, ci attende una riflessione sul Buonarroti pittore, scultore e poeta. Si intitola “Volto dell’uomo, volto di Dio” il convegno che si terrà a Frosolone sabato 9 agosto alle 16.30 presso l’Eremo di Sant’Egidio.
Interverranno Marcello Carlino, critico d’arte, Università Sapienza di Roma, che parlerà di “Bellezza, passione e dolore: i volti nei corpi di Michelangelo”; Padre Luciano Proietti, rettore dell’Eremo, con una Lettura teologica di alcuni volti michelangioleschi. La scrittrice e giornalista Mina Cappussi, direttore di Un Mondo d’Italiani, leggerà alcuni sonetti di Michelangelo, mentre gli intermezzi musicali saranno eseguiti dal soprano Carmela D’Alessandro. L’organizzazione è del Gruppo Fede e Arte, referente la signora Paola Di Iorio. La Pietà, il David, i corpi avviluppati e i volti della Cappella Sistina saranno analizzati e spiegati alla luce di quella che è la tensione profonda dell’ispirazione michelangiolesca, in quel tormento che si esprime nelle lettere e nei circa 300 sonetti, di cui moltissimi dedicati a Vittoria Colonna, marchesa di Pescara, una delle più illustri personalità femminili del Rinascimento, poetessa e intellettuale. I volti di Michelangelo, le sue opere dai muscoli tesi, la plasticità delle forme, la profondità degli sguardi affascinano, da sempre, l’osservatore. E hanno ispirato la pubblicità, che ha usato quelle membra, quei visi, quelle forme, per fare leva sulle emozioni che, dopo 450 anni, sono più che mai attuali. Una curiosità. La grandiosa opera michelangiolesca che affresca la Cappella Sistina fu più volte messa all’indice e accusata di oscenità, di mancanza di decoro, di tradimento della verità evangelica, di errori dottrinali e si arrivò ad adombrare anche l’imputazione di eresia, tanto che il Buonarroti corse seriamente il rischio di finire davanti al Santo Uffizio. Il 21 gennaio 1564 la Congregazione del Concilio di Trento dispose infine la copertura di ogni oscenità nel Giudizio, compito che venne affidato a Daniele da Volterra che per l’occasione si guadagnò il soprannome di “Braghettone” e la cui opera cominciò, per fortuna, solo poco dopo la morte dell’artista.

Sant’Egidio è il patrono di Frosolone e si venera nella chiesetta sita in piena montagna, in una località che ha preso il nome del Santo stesso, nella pace assoluta, ai piedi della Morgia Quadra, in un posto che sembra fuori dal mondo, una casupola racchiusa da un recinto in pietra.
Antichissima, anche se non se ne conosce la data di edificazione; nel medioevo era una cappella con un romitorio e dipendeva dal convento di Sant’Onofrio, che sorgeva più in alto, sotto la tutela degli Antoniani che curavano i malati; infatti Sant’Egidio divenne famosa per le miracolose guarigioni dei monaci. All’inizio del 1300 la cappella fu distrutta insieme al convento di Sant’Onofrio quando la congregazione fu riconosciuta eretica dalla Chiesa di Roma. La cappella fu poi ricostruita, e abbattuta di nuovo nel 1704 per far posto alla vera e propria chiesa con romitorio e pozzo.
Il terremoto del 1805, il cui epicentro fu proprio la montagna di Frosolone, distrusse il romitorio ed il campanile, poi ricostruiti. La Chiesa è stata ed è ancora un luogo di culto molto caro ai frosolonesi, anche perché vi si trova la statua della Vergine Incoronata che pare sia apparsa per ben due volte, nei secoli scorsi, presso la Chiesa stessa. In essa si trova esposto un vecchio manoscritto che elenca una serie di miracoli che il Santo avrebbe compiuto nel 700.

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