Rapporto Ocse. Istruzione, crescono i “Neet”

Dal rapporto Ocse “Uno sguardo sull’istruzione 2019”, diffuso dall’Organizzazione dei Paesi industrializzati esce un’Italia in chiaroscuro,una fotografia che conferma mali antichi e indica possibili piste di lavoro.

Aumentano i giovani laureati, ma anche i Neet, di cui una quota significativa è composta da ragazze.

Nella scuola dell’infanzia, con il 94% dei bambini tra i 3 e i 5 anni iscritti all’asilo è già raggiunto  il tasso di piena scolarizzazione, ma abbiamo la classe docente più anziana in assoluto e dovremo sostituire la metà degli insegnanti entro i prossimi dieci anni.

Le donne hanno un livello di istruzione più elevato rispetto agli uomini, 34% di laureate contro una media complessiva del 28%, ma hanno stipendi inferiori del 30% di quelli dei colleghi, a parità di titolo.

I giovani con un’età compresa tra i 18 e i 24 anni, che non lavorano, non studiano,Neet, e non frequentano corsi di formazione, rispetto a una media Ocse del 14%, in Italia sono il 26% della popolazione considerata, per arrivare fino al 37% per le donne tra i 25 e i 29 anni, mentre scendono al 26% per gli uomini. L’Italia e la Colombia sono gli unici due Paesi con tassi superiori al 10% sia per inattivi che disoccupati, tra i 18-24enni. L’Italia (e la Grecia) sono gli unici due Paesi in cui più della metà della popolazione dei 18-24enni è rimasta senza lavoro per almeno un anno.

I nostri insegnanti sono tra i più vecchi in assoluto, con la quota di ultra 50enni che è arrivata al 59%, di cui il 3% tra i 50 e i 59 anni, rispetto allo 0,5% di docenti giovani, tra i 25 e i 34 anni.

Il salario non è equiparato a quello degli altri Paesi, il rapporto tra stipendio iniziale e a fine carriera è di 1,5 contro una media Ocse di 1,7 ,il 68% degli insegnanti italiani è insoddisfatto ed ha dichiarato che, migliorare i salari dovrebbe essere una priorità di spesa.

C’è, l’incremento dei giovani laureati, anche se, a livello generale, l’Italia resta nelle retrovie per quanto riguarda l’istruzione terziaria, con il 19% di 25-64enni laureati, rispetto a una media Ocse del 37%, tra i 25-34enni, la quota di laureati sale al 28% e raggiunge il 34% tra le ragazze.

Sul fronte del lavoro per i giovani, non va bene, visto che il tasso di occupazione dei 25-34enni laureati è del 67%, rispetto all’81% dei 25-64enni, l’ingresso nel mondo del lavoro è più agevole, per i laureati in discipline Stem,Scienze, tecnologia, ingegneria e matematica, con l’87% di occupati tra i laureati in tecnologie dell’informazione e della comunicazione e l’85% tra gli ingegneri , che rappresentano,il 15% di tutti i laureati, rispetto al 29%  di laureati in discipline artistiche e umanistiche, che hanno un tasso di occupazione, rispettivamente, del 72% e del 78%.

L’Italia si conferma maglia nera per gli investimenti in istruzione, con una spesa pari al 3,6% del Pil, inferiore di 5 punti rispetto alla media Ocse e ulteriormente diminuita del 9% tra il 2010 e il 2016. Un calo più rapido, rispetto a quello degli studenti, il cui numero, nello stesso periodo, è diminuito dell’8% nell’istruzione terziaria e dell’1% in quella primaria e secondaria.

Alfredo Magnifico

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