Quanti posti di lavoro sono andati persi per il Coronavirus

La fotografia del mercato del lavoro scattata da Istat, ministero del Lavoro, Inps, Inail e Anpal nella Nota trimestrale sulle tendenze del secondo trimestre traccia una dura contrazione del mercato del lavoro, con il tasso di occupazione destagionalizzato che scende al 57,6% .

L’emergenza sanitaria e le misure restrittive del lockdown hanno provocato “forti perturbazioni” nel mercato del lavoro, nei primi sei mesi 2020 si registrano 578mila posizioni lavorative in meno rispetto allo stesso periodo del 2019: diminuzione di 1 milione 567mila attivazioni di rapporto di lavoro dipendente (-362mila a tempo indeterminato e -1 milione 205 mila a termine) e un calo di 988 mila cessazioni (-207mila a tempo indeterminato e -781mila a termine), le variazioni delle posizioni lavorative; -100mila il 15 aprile, a -226mila il 15 maggio, a -236mila il 15 giugno per poi migliorare a -152mila il 30 giugno in confronto a un anno prima, queste variazione tengono conto dei flussi di attivazioni e cessazioni accaduti in tutto l’arco dei dodici mesi, considerando l’aumento tendenziale acquisito prima dell’arrivo dell’emergenza sanitaria.

Le contrazioni riguardano; agricoltura (-8mila posizioni), industria (-66mila posizioni) e soprattutto i servizi (-504 mila posizioni al 30 giugno), il comparto alloggio e ristorazione registra la perdita più significativa (-273mila posizioni al 30 giugno) pesano le mancate attivazioni del tempo determinato, idem per il commercio (-52mila), nelle attività professionali noleggio e servizi alle imprese, la contrazione delle posizioni (-48 mila) è da imputare al numero crescente delle cessazioni, molto elevate in concomitanza dei provvedimenti normativi.

Crollano i contratti a tempo determinato, con 485mila posizioni lavorative in meno rispetto all’anno precedente, mentre nelle imprese private risultano 1 milione 112mila posizioni lavorative in meno nel periodo, considerando il lavoro in somministrazione e intermittente.

Nel secondo trimestre l’occupazione stimata al netto degli effetti stagionali è pari a 22 milioni 760 mila persone, emergenza sanitaria e limitazioni imposte, chiusura dei settori produttivi non essenziali e limitazioni negli spostamenti, ha portato a un forte calo del numero di occupati (-3,6%, -841mila) e congiunturali (-2%, -470mila).

L’input di lavoro misurato Ula (Unità di lavoro equivalenti a tempo pieno) subisce una drastica diminuzione sia congiunturale (-11,8%) che annua (-17%), conseguenza della riduzione di ore lavorate a seguito delle notevoli perturbazioni dell’emergenza sanitaria, il Pil che nell’ultimo trimestre segna una diminuzione congiunturale del 12,8%.

Ma c’è sempre un ma ….con l’altra faccia della medaglia; riportata in “Potere, profitti e pandemia”, il nuovo rapporto pubblicato da Oxfam che a 6 mesi dalla dichiarazione della pandemia da Covid-19,segnala; centonove miliardi di dollari in extra-profitti rispetto alla media dei 4 esercizi finanziari precedenti: questo è il risultato economico complessivo atteso nel 2020 per 32 tra le più grandi multinazionali al mondo”.

La denuncia di Oxfam evidenzia: come l’emergenza sanitaria in corso abbia portato molte grandi multinazionali ad anteporre i profitti alla salute e alla sicurezza dei lavoratori, ad abbattere costi e trasferire rischi e ad usare il proprio potere di influenza per condizionare le politiche dei governi  con l’acuirsi impressionante di disuguaglianze già esistenti a ogni livello.

A causa della crisi economica generata dalla pandemia, nel mondo si verificherà una catastrofe: mezzo miliardo di persone si ritroveranno in povertà, 400 milioni di posti di lavoro a tempo pieno sono andati perduti e la chiusura per oltre 430 milioni di piccole imprese”. Viene messo in evidenza anche un altro dato: si allarga la forbice sociale la crisi ha generato, per alcuni, anche dei grandi surplus: 100 grandi corporation globali quotate hanno visto una crescita del proprio valore in borsa di oltre 3mila miliardi di dollari e i patrimoni finanziari dei 25 tra i più facoltosi miliardari al mondo hanno registrato un incremento di ben 255 miliardi di dollari, solo tra metà marzo e fine maggio 2020. Vedo con mio grande dispiacere che l’unica voce che ancora si alza a difesa dei poveri e dei deboli non tocca minimamente il cuore delle iene ridens, pronte a dilaniare le viscere della povera gente, santità-Francesco- Vox clamantem in deserto, ed è per questo che gli voglio un mondo di bene.

Alfredo Magnifico

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