Nella Legge di Bilancio 2021 l’assegno unico, sarà rivoluzione?

Con la legge di Bilancio 2021, dal primo luglio l’assegno unico arriva nelle tasche degli italiani la misura per la prima volta diventa strutturale e renderà più equa la vita delle famiglie italiane, di certo non basta a far ripartire la natalità, ma rappresenta una vera rivoluzione ed è destinato a chi ha figli fino a 21 anni, con un importo tra i 200- 250 euro al mese.

Una rivoluzione di giustizia nei confronti delle famiglie visto che crescere un figlio da 0 a 18 anni costa in media 172mila euro e che nel nostro Paese non c’è alcun sostegno alle spese ordinarie dai pannolini alle attività fisiche e culturali.

La politica sullo sviluppo della famiglia si regge su quattro gambe: la conciliazione del tempo di lavoro e della famiglia, l’educazione, la cura. E i soldi.

Servono politiche stabili per progettare la vita di una famiglia; dalla conciliazione famiglia- lavoro, con attenzione alla condizione della donna; con il tema educativo (scuola, adolescenza), il tema dei servizi socio-sanitari e della cura (anziani, disabilità).

L’assegno unico “figlio” discende dagli assegni familiari col pregio di riguardare tutti, non solo i dipendenti,fino ad oggi  ci sono state  solo agevolazioni mirate o e finalizzate a tempo come i bonus bebè della durata di due o tre anni o per target come le agevolazioni per le famiglie numerose selettive o a termine, ma mai strutturali.

Questa dell’assegno unico è una delle poche misure che va oltre la logica del bonus ed è strutturale, votata all’unanimità da maggioranza e opposizionea differenza di quanto succedeva nel passato che sulle politiche familiari si sono sempre schierati  contro i sindacati e il mondo femminista perché sembrava allora una misura contro il lavoro femminile e rivolta ai redditi medio alti.

L’assegno unico universale ha tre scaglioni di reddito, sarà una quota fissa e, poi, una variabile in base al reddito; basso, medio e alto, agli stipendi alti una cifra simbolica per riconoscere il valore del figlio in quanto tale, come avviene negli altri Paesi europei, il ceto medio (il più bistrattato) sarà il più aiutato, sia chi ha un lavoro dipendente sia chi ha partita iva o un lavoro precario.

Una misura rivoluzionaria perché per la prima volta mette i soldi nelle mani delle famiglie: dà loro fiducia e la possibilità di scegliere ,a livello culturale è una novità assoluta: perché ribadisce che il figlio è un bene comune e sottolinea la differenza tra assistenzialismo e sussidiarietà.

L’assegno unico va gestito bene, non ci sono ancora le linee guida di certo non è lo strumento che fa ripartire la natalità ma, di certo, renderà più equa la vita delle famiglie italiane.

Se nel Ricovery Fund non si prevede un piano per la natalità l’Italia non andrà da nessuna parte, la natalità non riparte con l’assegno unico; altrimenti, si rischia di sopravvalutare una misura che punta all’equità.

L’Amoris Letitia è stata determinante perché ha aiutato a raccontare la famiglia partendo dalle fragilità e non da un fattore identitario ideologico, che nel passato ha creato barriere e divergenze, con l’amoris Laetitia si è creato un dialogo tra tutte le forze politiche.

Alfredo Magnifico

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